Caso Autronica, il pm chiede due assoluzioni

Il caso Autronica, un presunto giro d’affari poco chiari che avrebbe coinvolto l’ex capo della polizia stradale di Trieste e la ditta di recupero e deposito veicoli che ha dato il nome alla vicenda, si è quasi completamente sgonfiato.
Ieri nell’aula del Tribunale del capoluogo regionale il pubblico ministero Matteo Tripani ha chiesto l’assoluzione dai reati contestati per i due principali imputati: l’ex comandante della Polstrada Luigi Ponti e l’ex titolare della Autronica Alessandro Russi. Resta “con il cerino in mano” l’ex brigadiere dei carabinieri Giuseppe Gagliano. E comunque anche per l’allora graduato il pm ha chiesto l’assoluzione per quanto concerne l’accusa di essere entrato illecitamente nel sistema informatico e nella banca dati delle forze di polizia. L’accusa di corruzione è stata riqualificata in abuso d’ufficio, reato per il quale l’ex sottufficiale all’Arma deve ora affrontare una richiesta di una pena di un anno e sei mesi di reclusione, con le attenuanti generiche.
Il 28 gennaio vi sarà l’ultima udienza del processo, con la sentenza del collegio giudicante della Sezione penale presieduta da Filippo Gulotta. Ieri di scena ancora il verbale di un incidente stradale di sette anni fa che non si trova più e storie di veleni tra militari nella caserma di via dell’Istria. Il procedimento vede imputati, per una complessa vicenda di presunta corruzione ricostruita da due tronconi distinti, gli stessi Ponti e Russi, Giuseppe Gagliano appunto e il maresciallo dei carabinieri Domenico Trenga (per lui chiesti 10 mesi di reclusione). Russi, difeso dall'avvocato Paolo Pacileo, sarebbe stato il denominatore dei due tronconi: l’accusa di avere spinto alla corruzione Ponti e Gagliano è caduta «perché il fatto non sussiste». Quanto all’invito all’ex brigadiere di accedere alla banca dati «il fatto non costituisce reato».
Per la publica accusa non vi è stato neppure il supposto mercato abusivo di auto requisite da parte di Ponti: chiesta l’assoluzione «perché il fatto non sussite». «È la formula più completa di assoluzione - ha commentato il funzionario della polizia di Stato - ma sono stati anni difficili, anche se l’amministrazione mi ha continuato ad appoggiare, prova ne sia il posto che ricopro attualmente, al vertice dell’Anticrimine di Sassari». Anni difficili, di sofferenza personale e familiare, anche per Gagliano, come dichiarato al collegio in apertura di udienza, nel corso di una dichiarazione spontanea. Nella quale l’ex brigadiere ha ricordato anche di un verbale che lo aiuterebbe a scagionarsi, “sparito” nell’ambito del Nucleo radiomobile del Comando provinciale. In aula amarezza e “veleni” nella Benemerita triestina. Almeno in quella di qualche anno fa.
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