Caso Electrolux sul tavolo del governo. Zanonato: l'azienda non ci ha convinto

Resta alta la tensione al termine dell'incontro a Roma al ministero. L’ Electrolux non è intenzionata a lasciare l’Italia ma conferma le difficoltà allo stabilimento di Porcia per la scarsa competitività del settore lavaggio. Serracchiani: la trattativa si fa solo con tutti e quattro gli stabilimenti
29/01/2014 Roma, conferenza stampa del ministro dello Sviluppo Economico e dei presidenti di regione a margine del tavolo sulla vertenza Electrolux. Nella foto Vasco Errani, Flavio Zanonato, Debora Serracchiani, Luca Zaia e Valentina Aprea
29/01/2014 Roma, conferenza stampa del ministro dello Sviluppo Economico e dei presidenti di regione a margine del tavolo sulla vertenza Electrolux. Nella foto Vasco Errani, Flavio Zanonato, Debora Serracchiani, Luca Zaia e Valentina Aprea

Apertura di un tavolo negoziale in sede ministeriale sulla vertenza Electrolux con un prossimo incontro già fissato al 17 febbraio, trattativa su tutti e quattro i siti industriali compreso lo stabilimento di Porcia, incontro a breve con il presidente del Consiglio Enrico Letta. Il summit romano tenutosi ieri pomeriggio allo Sviluppo Economico tra governo, gruppo svedese, quattro “governatori” regionali, organizzazioni sindacali è perlomeno servito a impostare termini e modalità del confronto tra le parti.
Contenuta soddisfazione da parte dei partecipanti, perchè la distanza delle posizioni resta notevole per essere “addomesticata” nell’arco dei due mesi che mancano ad aprile, quando terminerà l’investigazione sugli stabilimenti italiani avviata in autunno da Stoccolma: i sindacati all’unisono hanno definito «irricevibili» le proposte di parte datoriale.
Lo stesso ministro Flavio Zanonato è stato esplicito: il piano Electrolux non lo ha convinto, perchè vira tutto sul costo del lavoro, mentre manca l’approccio industriale. Non solo: Electrolux non ha presentato una proposta su Porcia - cosa che del resto già aveva omesso nella riunione mestrina di lunedi scorso - «e questo ci allarma», ha dichiarato Zanonato. Al quale l’azienda ha consegnato le cifre in discussione: su 6500 dipendenti in Italia, a parte le 1200 unità di Porcia, gli esuberi sarebbero 250 con l’orario lavorativo a 6 ore.
Comunque, recita il comunicato finale di via Veneto, la multinazionale svedese accetta «un confronto aperto e senza pregiudiziali sul piano industriale e sulle prospettive occupazionali per gli stabilimenti italiani su nessuno dei quali è stata presa alcuna decisione». «La vertenza Electrolux è una - ha insistito Zanonato - non esiste l’ipotesi di uno spacchettamento e obiettivo dell’esecutivo è salvaguardare l’integrità degli insediamenti, quello di Porcia incluso».
Il lungo mercoledì dedicato a Electrolux è iniziato con uno scambio di vedute preparatorie tra il ministro e i rappresentanti delle Regioni: c’erano Debora Serracchiani per il Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia per il Veneto, Vasco Errani per l’Emilia Romagna, mentre per la Lombardia è arrivata l’assessore al Lavoro Valentina Aprea. Lo schieramento istituzionale, dopo le roventi polemiche delle settimane scorse allorquando erano state sollecitate le dimissioni di Zanonato, ha tenuto, rafforzato dal sottosegretario Claudio De Vincenti, dal sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa, dal consigliere politico di Letta Francesco Sanna.
Il ministro, parlando al termine del vertice, ha ipotizzato da parte pubblica l’adozione di agevolazioni per ricerca e sviluppo o investimenti «a bassissimi interessi sulla filiera produttiva», e in questo senso potrebbe essere coinvolta, secondo voci filtrate da Roma, anche Cassa depositi e prestiti attraverso il suo fondo rotativo. D’altro canto il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, aveva ritenuto necessarie controproposte al diktat svedese.
Electrolux ha ribadito le sue “ipotesi di lavoro” per voce del responsabile nazionale Ernesto Ferrario, il quale, coadiuvato da Marco Mondini, ha ribadito la volontà del gruppo svedese di non abbandonare l’Italia, ma ha evidenziato il forte gap sul costo del lavoro rispetto alla Polonia. L’amministratore delegato, spiegando la scarsa competitività del comparto lavaggio concentrato a Porcia, ha mostrato un volantino pubblicitario di un megastore dove le lavatrici sono in vendita a 199 euro. Ferrario ha anche chiarito che Electrolux non intende proporre tagli retributivi, ma una riduzione del costo del lavoro «molto tranquillamente».
Ben diversa la giornata sindacale che, oltre al summit ministeriale, ha visto mobilitati i lavoratori in tutti e quattro i siti. Sciopero e presidio a Porcia, agitazione a Susegana, stop produttivi “a scacchiera” a Solaro (la Fiom milanese è pronta a incrociare le braccia a livello territoriale) e a Forlì. L’irricevibilità del piano Electrolux viene declinata in modo diverso dalle varie sigle. Per la Fiom, che non vuole un governo semplicemente mediatore, interviene lo stesso segretario nazionale Maurizio Landini con una lettera al premier, perchè si faccia carico della vertenza: «sono in discussione la sopravvivenza e le condizioni di reddito di tutti i settori manufatturieri». Posizione ripresa dal segretario confederale della Cgil Elena Lattuada, presente al tavolo ministeriale. La caratura nazionale della vertenza viene evidenziata dal leader della Cisl Raffaele Bonanni, che vorrebbe una riedizione del “modello Fiat”; Luigi Sbarra, “confederale” della Cisl pensa che il caso Electrolux divenga banco di prova per una politica industriale di profilo governativo, mentre il collega regionale della Fim Alberto Monticco sollecita l’azienda a presentare un vero piano. Il segretario dei metalmeccanici Uilm, Rocco Palombella, pretende affidabilità da un gruppo che dal 2008 colleziona riorganizzazioni, passando da 8mila a 5mila addetti, mentre Porcia è scesa da quasi 2mila a 1100 addetti.
Il 3 febbraio appuntamento, ancora a Mestre, riservato al coordinamento nazionale dei metalmeccanici Fiom-Fim-Uilm.
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