Catrame in cokeria alla Ferriera, verso il giudizio

Chiuse le indagini a Trieste: operazione non prevista dall’Autorizzazione integrata ambientale. Accusati il commissario Nardi e il direttore Bonacina

Ancora guai ambientali alla Ferriera di Servola.

Nel mirino del pm Federico Frezza la questione delle autorizzazioni relative al polverino di catrame. Sotto accusa questa volta, oltre al direttore dello stabilimento, Giuseppe Bonacina, 58 anni, è finito anche il commissario straordinario della Lucchini Spa, Piero Nardi, 68 anni. Accusati di aver gestito l’impianto siderurgico in parziale assenza di autorizzazione integrata ambientale. Nei giorni scorsi il pm ha chiuso le indagini. In particolare il direttore Bonacina è accusato di aver disposto che il polverino di catrame venisse quotidianamente miscelato al carbon fossile destinato ai forni della cokeria.

Sotto la lente è finita una procedura tecnica prevista dalla «Bat 57» (Best available tecniques) ma che non è contemplata dall’Aia. Dunque, secondo il pm Frezza, è fuori legge.

Ma c’è di più: dalle indagini è emerso che questa operazione di riciclo è avvenuta regolarmente senza che la direzione della Ferriera trasmettesse una comunicazione preventiva all’autorità competente. Autorità che avrebbe potuto imporre particolari accorgimenti o fissare limiti quantitativi.

Insomma, secondo le indagini, la procedura della miscelazione del polverino di catrame residuo di lavorazione della cokeria, per quanto prevista dalla «Bat» e indicata come una delle migliori tecniche, non è mai stata consentita dalla normativa. Da qui appunto l’accusa del pm Frezza nei confronti del direttore e - in concorso, come responsabile colposo, del commissario Piero Nardi.

L’indagine era scattata nello scorso mese di novembre dopo l’uscita nel sito web del «Fatto Quotidiano» di un video girato con il telefonino da un operaio della Ferriera durante un’operazione di scarico del catrame. Si vede una sostanza densa e scura versata a terra da un suo collega. La sostanza aveva spiegato l’operaio «è il catrame che esce dalla cokeria e viene buttato sul carbon fossile».

Il giorno seguente - su ordine del pm Frezza - alcuni i tecnici dell'Arpa hanno effettuato il campionamento dei cumuli di catrame prodotto dagli impianti della Ferriera. Poi era stato subito interrogato il direttore dello stabilimento Giuseppe Bonacina. Il quale aveva spiegato che la miscelazione del polverino di catrame residuo di lavorazione della cokeria - oggetto dell'indagine - viene quotidiamente miscelato al carbon fossile come previsto dalla normativa vigente, secondo le migliori tecniche disponibili, recepite dall'Autorizzazione integrata ambientale.

«Abbiamo illustrato e spiegato la regolarità dell'operazione», aveva ribadito nell’occasione il difensore Giovanni Borgna. In quell’occasione Lucchini Spa aveva aveva anche smentito «categoricamente che le operazioni effettuate nello stabilimento di Trieste siano realizzate fuori dal rispetto delle normative ambientali vigenti».

Precisando che «rappresentano un’attività di recupero assolutamente prevista nel processo produttivo come definito dalle migliori tecniche disponibili per la prevenzione e il controllo integrato dell'inquinamento ai sensi della direttiva 2010/75/Ce, appunto la Bat 57 che recita: «riciclare i residui di produzione... con ricircolo nel carbon fossile di alimentazione del forno da coke».

Ma gli accertamenti della procura hanno dimostrato che non c’è alcuna autorizzazione: la procedura del poverino di catrame non è prevista dall’Aia.

Da qui l’accusa delle violazioni ambientali a carico di Bonacina e Nardi.

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