Cattinara, l’appello di 41 primari: il restauro salvi l’eccellenza

Attenzione a come si restaurano le torri di Cattinara. L’intervento deve salvaguardare il ruolo di alta specialità, ricerca e insegnamento. Senza perdere alcun reparto. Quarantuno direttori di struttura complessa dell’Azienda ospedaliero-universitaria (tra i quali cinque attivi al Burlo Garofolo) firmano una lettera-appello per il futuro del polo sanitario esattamente all’indomani della proclamazione del progetto preliminare vincitore per le torri e il nuovo Burlo. «Riteniamo di dover salvaguardare anche in progetti di ristrutturazione futura - scrivono i “big” della sanità triestina - il ruolo dell’ospedale di Cattinara come “hub” di Area vasta (Gorizia e Monfalcone) ed europeo e ospedale di secondo livello e alta specialità, di ricerca e insegnamento. Riteniamo che questo modello possa meglio intercettare la medicina del futuro e la eventuale collaborazione con scuole di medicina estere».
Segue la lista di reparti indispensabili: cardiochirurgia, rianimazione cardiochirurgica, broncologia interventistica, neurochirurgia, chirurgia toracica, cardiologia con emodinamica interventistica, chirurgia vascolare, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia plastica, endoscopia digestiva a elevata complessità, radiologia interventistica, radiologia con Tac ed ecografia, medicina nucleare, laboratorio e servizio immunostrasfusionale». In più i medici chiedono spazio per aule universitarie («ora sparse in 6 sedi»), Medicina molecolare «e quindi predittiva e rigenerativa», ricerca “traslata” alle cure, risorse informatiche: «È naturale che il progettista vincitore - affermano i 41 capi di reparto - debba trovare delle soluzioni per tenere conto delle complessità di cui sopra, incluse le necessità di area critica e di un grande Pronto soccorso».
La così massiccia presa di posizione dei medici, che ha pochi eguali in precedenza, fa capire la profonda preoccupazione per il futuro della sanità triestina mentre si avvia la “trasformazione”. Ma essa avviene progettualmente proprio mentre entra in elaborazione la riforma sanitaria della Regione. E su tutto comandano la “legge Balduzzi” che impone il riordino della rete ospedaliera per “spending review”, e la più clamorosa perdita di vigore economico anche nel “ricco” Fvg. Una congiuntura esplosiva. Dagli esiti incerti, fanno capire i medici: dipende da quale strada s’imbocca. Ma la lettera è anche il frutto di una indicazione preliminare da “girare” ai progettisti, che l’Azienda ospedaliera aveva chiesto di elaborare proprio ai medici, attraverso una commissione tecnica. Per dare, al vincitore, una più esatta fotografia delle esigenze.
Chiariscono alcuni dei firmatari: «Se vogliamo conservare questo livello di ospedale nessuno dei reparti che abbiamo citato può essere tolto, esce un mattoncino e crolla l’impianto. E questo non lo diciamo noi, ma la legge Balduzzi, che mette in lista i reparti che sono indispensabili per avere un ospedale di eccellenza».
Mentre si riprogettano le torri, con il nuovo Burlo accanto, è pensabile che la riforma regionale “declassi” Trieste? Qualcuno teme, qualcuno sente segnali. Perché altrimenti il sindaco Cosolini sarebbe andato a un sopralluogo a Cardiochirurgia, di nuovo attraversata da terremotanti paure di sparire perché “in Fvg ne basta una?”.
Le firme sono dunque pesanti in questo momento. Impossibile citarle tutte, si va da Sinagra (Cardiologia) a Di Lenarda (dipartimento di Scienze mediche), Confalonieri (Pneumologia), de Manzini (Chirurgia generale), Pappalardo (Cardiochirurgia), Tiribelli (patologie del fegato e dipartimento di Medicina), Bovenzi (Medicina del lavoro), Belgrano (Urologia), Berlot (Anestesia), Tacconi (Neurochirugia), Tognetto (Oculistica) e tutti i direttori di reparto. Al Burlo hanno firmato Ventura, Alberico, Ricci, Barbi, Taddio.
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