Cattinara, l’ospedale scoppia Fuori reparto 55 pazienti

In questo caos i medici hanno difficoltà a lavorare: i malati dell’ortopedia finiti in neurologia, quelli delle mediche dirottati in chirurgia plastica
Foto BRUNI TRieste 21 01 10 Ospedale Cattinara-Reparto Unità Coronarica
Foto BRUNI TRieste 21 01 10 Ospedale Cattinara-Reparto Unità Coronarica

di Claudio Erné

Sta crescendo in questi giorni il numero di degenti degli ospedali cittadini “sparpagliati” in reparti diversi da quello in cui formalmente sono stati accolti. Malati ortopedici sono finiti in Clinica neurologica, degenti della Clinica medica sono stati ricoverati in Geriatria, in Neurologia, in Chirurgia plastica e in Chirurgia generale perché i reparti di appartenenza erano saturi. Zeppi. Senza un letto disponibile.

Si potrebbe andare avanti a lungo descrivendo i disagi a cui questi trasferimenti forzati costringono il personale medico, ma le cifre parlano da sole e mettono a fuoco una situazione che a breve scadenza, con l’insorgere della patologie polmonari da raffreddamento tipiche dell’inverno, potrebbero paradossalmente costringere alcune decine di malati triestini ad essere trasportati a Monfalcone o a Gorizia.

Lunedì i cosiddetti “fuori reparto” avevano raggiunto quota 55: ieri, giornata festiva, il livello si è ancora leggermente alzato, evidenziando una situazione ormai endemica, iniziata nello scorso giugno e mai sopita. In questi mesi i ricoveri “fuori reparto” sono rimasti sotto la soglia dei 30 - 35 casi al giorno. Ora invece è stato superato il limite di 50, mai toccato negli anni s corsi e ritenuto “invalicabile” fino a qualche tempo fa. Con l’inizio dell’inverno i ricoveri, specie di anziani - lo dicono le statistiche degli ultimi anni - sono destinati ad aumentare e parallelamente aumenteranno le peregrinazioni dei medici, costretti a seguire i propri pazienti nei reparti di degenza a cui sono stati assegnati. Spesso a Cattinara dalla Torre medica, i degenti in soprannumero finiscono in quella chirurgica e i medici per raggiungerli e visitarli sono costretti a seguirne l’itinerario. Ascensori, corridoi e soprattutto tempo.

In questi “trasferimenti” non sono coinvolti gli infermieri che rimangono nei reparti di appartenenza. Così il personale che da anni opera ad esempio in Chirurgia plastica, deve confrontarsi con pazienti “ortopedici” in attesa di essere sottoposti a intervento chirurgico o con arti ingessati.

In questo quadro non esaltante, si inseriscono anche i pazienti anziani, vittime di cadute e di fratture. Il loro numero è in costante aumento e i tempi di ricovero specie per coloro che si sono spezzati il femore o il bacino, sono tutt’altro che brevi. Sul questo problema da tempo ha preso posizione l'Assomed - Anao. In dettaglio fin dal dicembre scorso è stata contestata "la costante e inesorabile purga" di posti letto, nella logica della riduzione ed accorpamento per realizzare un risparmio a ogni costo, e la conseguente costante presenza dei pazienti fuori reparto, è più che un gravissimo problema. Non solo in termini di disagio professionale, ma soprattutto in termini di qualità delle cure e sicurezza del paziente. La sistemazione come "ospite fuori reparto" fa sì che il rapporto medico - paziente, non esiste più».

«Il triste sistema del paziente ospite in altri reparti svilisce questo rapporto trasformandolo in un incontro occasionale. Ogni giorno si vedono pazienti collocati in barella per ore, in attesa di un posto letto, trasferiti e sballottati, ospiti in un reparto che non è quello previsto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:sanità

Riproduzione riservata © Il Piccolo