Cause e controcause sulla proprietà della villa

La storia complicata di palazzo Antonini Belgrado dove risiede, in un’ala, l’artista grafica Rosetta Czinner
Bonaventura Monfalcone-28.01.2014 Villa Antonini-Belgrado-Saciletto-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-28.01.2014 Villa Antonini-Belgrado-Saciletto-foto di Katia Bonaventura

«Grottesca». Così definisce la situazione Rosetta Czinner. “Ossy”, come la conoscono tutti, ha 89anni, alle spalle ha una vita d’artista grafica rinomata, ma soprattutto vive in un’ala di Villa Antonini Belgrado e nonostante la bufera, ieri pomeriggio si trovava ancora al suo posto a Saciletto di Ruda. La questione è complicata. La proprietà dell’edificio è indivisibile perché il palazzo è tutelato dalla Soprintendenza ai Beni artistici e architettonici, quindi il sequestro preventivo messo in atto dalla Guardia di Finanza nei confronti di Filippo Formentini, in teoria, dovrebbe riguardare anche lei. Sulla carta risulta infatti proprietaria del bene per 4 quindicesimi. Qui c’è però il problema. Lei rivendica una fetta maggiore di proprietà. La questione si trascina da oltre due decenni e tra cause e contro cause, le parati sono comparse davanti al giudice più di una cinquantina di volte senza che la questione fosse mai risolta. L’operazione delle fiamme gialle potrebbe quindi porre fine a un’ambiguità storica ormai cronicizzata. «Non è una bega tra coinquilini – sottolinea Ossy Czinner – e, per quanto possa sembrare strano, il signor Formentini mi è completamente indifferente. Il punto è che non possono sequestrare una proprietà indivisibile. Al più potrebbero prendere la quota della famiglia Formentini e venderla. Ma non è possibile neanche questo e ciò non può che tornare a mio vantaggio». La storia affonda le sue radici nella fine degli anni Sessanta e in estrema sintesi si può riassumere così: Ossy Czinner aveva una casa studio a Sistiana, ma era troppo piccola per contenere tutte le sue opere, così, quando le proposero l’affare di Villa Antonini Belgrado per insediare una scuola internazionale di arti grafiche, lei accettò e fece l’acquisto. Era il 1969 e per comodità Villa Antonini Belgrado venne cointestata anche ad altre due persone. Insieme a lei figurarono proprietari il suo amante, l’artista triestino Federico Righi, e un fotografo. Quando agli inizi degli anni Novanta Righi morì, gli eredi decisero di vendere le quote del padre e queste vennero acquistate dai Formentini. Da lì iniziò una sorta di guerra senza quartiere fatta di carte bollate. La questione non venne mai risolta.

Oggi Ossy vive e lavora nell’ala destra della villa progettata se non da Palladio, almeno da un suo allievo. Lei continua a produrre arte e attende con curiosità di scoprire come andrà a finire questa strana storia giudiziaria. Nella parte centrale dell’edificio risalente agli anni compresi tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII non c’è praticamente nulla. Qua e là c’è qualche suppellettile, ma sostanzialmente gli ambienti sono vuoti. Gli unici che possono entrare e uscire incuranti di tutte le vicende umane sono alcuni gatti: attraversano le inferriate d’acciaio e sgusciano tra le finestre appena accostate per trovare un riparo sicuro per la notte e contro il maltempo. La speranza di tutti è che la questione si risolva nel più breve tempo possibile, perché un edificio abbandonato è soggetto al degrado e più passa il tempo, maggiori saranno i costi da sostenere per il suo recupero.

Stefano Bizzi

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