Cavazza: «Il conflitto tra luterani e cattolici divise i goriziani»



Delle “Lezioni di storia a teatro” era l’appuntamento numero 9. Al Verdi non c’è stato, comprensibilmente, il pienone che aveva premiato Sergio Romano, Corrado Augias, Alessandro Barbero. Ma Dario Stasi, anima dell’iniziativa, è comunque parecchio soddisfatto anche perché il Verdi, che ospitava l’incontro, non era certo vuoto. Questa volta, il protagonista dell’incontro è stato Silvano Cavazza, docente per quasi 30 anni di Storia del Rinascimento all’Università di Trieste ed esperto di storia religiosa e culturale europea dei secoli XVI e XVII. Cavazza ha parlato di “Appunti alla storia di Gorizia” traversando, in circa 80 minuti, quattro secoli di storia della città.

Il saluto dell’amministrazione comunale è giunto dall’assessore Fabrizio Oreti ma è stato lo stesso Stasi a introdurre l’appuntamento. Più nel dettaglio, Cavazza ha parlato di come la predicazione di Primož Trubar avesse spinto molti nobili a seguire il luteranesimo e a diffonderlo per il tramite dei parroci. Il conflitto tra luterani e cattolici divise le stesse famiglie goriziane come gli Attems, i della Torre, i Dornberg mentre altre rimasero fedeli alla chiesa romana. Di tale diffusione del luteranesimo a Gorizia, la chiesa (che la definiva “infettione”) fu la prima a preoccuparsi, arrivando persino a ipotizzare che la città potesse diventare una seconda Ginevra: come a Ginevra, infatti, la religione protestante si propagava verso la Francia, così da Gorizia poteva facilmente arrivare al resto d’Italia. Nel contestualizzare la sua analisi, Cavazza non ha poi trascurato di parlare delle lingue che a Gorizia venivano praticate (italiano, sloveno, tedesco). Ma, nella sua lezione, ha trovato posto anche il conflitto tra Venezia e gli Asburgo con i successivi cambiamenti imposti dall’età napoleonica.

L’interrogativo “Dov’è Gorizia? ”, che ispirava la conferenza, ha trovato risposta in un’affermazione di Graziadio Isaia Ascoli: «Questo popolo è attaccatissimo per suolo all’Italia anche se non lungi alla Slavia». Il nuovo nazionalismo incarnato da Prospero Antonini ha poi portato alla chiusura dell’incontro. Di tale nazionalismo, l’onda lunga si può intravvedere nel dipinto di Oreste Copparoni conservato nella sala del Consglio comunale in cui l’identificazione di Venezia con l’Italia è evidente.

Le “Lezioni di storia a teatro” proseguiranno domenica 23 gennaio alle 17.30 con un altro storico di vaglia come Mario Isnenghi che parlerà di “1918: come vincere la guerra e perdere la pace”. –



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