C’è il Cud telematico pensionati in difficoltà

Pensionati disperati e disorientati. Da quest’anno, volenti o nolenti, si dovranno adeguare alle pratiche telematiche per la dichiarazione dei redditi. Con decorrenza obbligatoria dal primo marzo, gli utenti non riceveranno più a casa, via posta, sia il modello Obis M, in cui vengono elencate e analizzate le voci che compongono l’assegno vitalizio, sia il Cud, la certificazione unica dei redditi. Una rivoluzione, sull’onda della spending review della legge di stabilità, che ora chiama in causa gli anziani, tenuti ad eseguire le pratiche ai fini della dichiarazione dei redditi muniti di codice Pin, di accesso alla propria posizione, e di computer per scaricare la documentazione.
Non è certo una passeggiata per i pensionati. Non avendo dimestichezza in fatto di procedure online, molti dovranno ricorrere al parente, al nipote, al figlio, all’amico per fronteggiare la nuova incombenza. Una novità che ha creato perplessità, se non una certa irritazione tra gli utenti.
Che deve fare un anziano, che vive solo e magari non ha una rete famigliare alla quale fare riferimento, per onorare i nuovi obblighi? Non tutti, specie i pensionati, sono dotati di pc, nè hanno pratica in fatto di operazioni online. Via, allora, con le deleghe, all’amico, o al vicino di casa per fare le code agli sportelli e risolvere gli “impicci”.
Intanto all’Inps le code si sono già materializzate. A Gorizia come a Monfalcone. Nella città dei cantieri sono in media una settantina gli utenti che ogni giorno si rivolgono all’istituto per capire come districarsi. E lo stesso, più o meno, sta avvenendo negli uffici dell’istituto del capoluogo provinciale.
L’altra mattina, a Monfalcone, c’era chi, tra i pensionati ben informati, munito di tessera sanitaria, si concentrava a “strisciarla” sul nuovo macchinario allestito nell’atrio per ricevere il numero progressivo e il codice Pin, per poi passare alla postazione del computer, appositamente approntata, e, seguendo le indicazioni, stampare il Cud e l’allegato modello Obis M, comprensivo altresì della lettera accompagnatoria ufficiale dell’istituto.
Ma proprio nel corso di queste operazioni il macchinario di distribuzione dei codici Pin è andato in tilt. L’operatore dedicato alle pratiche Cud, a quel punto, s’è risolto a consegnare direttamente agli utenti la stampata dei documenti necessari. Tutto a posto, quindi, ma alla “vecchia maniera”. E l’intoppo ha rappresentato certo un inconveniente scoraggiante.
All’Inps si sono comunque organizzati, consapevoli che questo passaggio può provocare incertezze e interrogativi. Del resto, così vuole la legge, che obbliga ad annullare l’invio a domicilio del Cud e le relative spese postali. L’Inps, è stato spiegato, non può più spedire a casa i modelli.
Ciascuno deve recarsi allo sportello per farsi rilasciare questo Pin, semplificato, passato dai 16 agli 8 caratteri. In atrio campeggia una sorta di totem dove “strisciare” la tessera sanitaria, che quindi rilascia il Pin. Da qui al pc, dove è già aperta la maschera per la stampata del Cud e del modello Obis M. Lo sportello dedicato inoltre offre consulenza a quanti incontrano difficoltà: all’operatore si esibisce un documento d’identità e il codice fiscale per ricervere i certificati.
«È una procedura tuttavia lineare», hanno spiegato. E di fronte a difficoltà, gli utenti vengono indirizzati agli sportelli appositamente aperti per ottemperare a queste pratiche. Ieri a Gorizia a questa mansione sono stati deidcati otto impiegati.
L’istituto di previdenza, poi, in costante contatto con istituti come i Caf, che offrono consulenza per la dichiarazione dei redditi, provvede anche a evadere le posizioni degli utenti qualora non risultano eseguite.
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