C'è vita a Trieste: "Seduti in cucina su una sedia al sole, aspettando che passi".

C'è vita a Trieste, nonostante le restrizioni imposte dalle norme per contenere la diffusione del coronavirus, che stanno cambiando la vita di tutti noi. Ecco chi ha voluto raccontare la propria esperienza, il proprio quotidiano della quarantena nella seconda giornata da "zona rossa", mercoledì 11 marzo 2020
Foto BRUNI Trieste 11.03.2020 Emergenza Covid 19-controlli di Polizia, prevenzione, ma anche gente al bar po superficiale.
Foto BRUNI Trieste 11.03.2020 Emergenza Covid 19-controlli di Polizia, prevenzione, ma anche gente al bar po superficiale.

GIORNO 2 - 11 MARZO 2020

"Faccio il corriere e nonostante la paura collettiva vado avanti; vado avanti non tanto per il paese, quanto per portare il pacchetto contenente una scatoletta porta sogni, comprata in Cina due mesi fa, a un utente pigro che non esce di casa da ben prima delle zone rosse. Avanti così!" 

Anonimo Postino

 

"Mi sento un po' preoccupata... mangio e guardo TV fra 15 giorni almeno cinque chili in più" 

Lalla

 

"Ho un'attività commerciale, cinque dipendenti, tre collaboratori familiari, un cantiere aperto per lavori di ristrutturazione con "occupazione del suolo pubblico" in atto, un mutuo in piedi, parecchie tasse da pagare ed un debito fisso di fine mese che oscilla costantemente dai 20 ai 40 mila euro... Ho inoltre due figli piccoli (che logicamente non possono andare a scuola) e altri familiari molto stretti in condizioni di estrema delicatezza sanitaria (in attesa di trapianto e condizioni post-tumorali)... io purtroppo NON POSSO RESTARE A CASA. Non posso chiedere sovvenzioni, non posso concedere ferie e non posso non lavorare altrimenti fallisco e distruggo comunque la mia famiglia. Ho una partita IVA e vengo considerato dalla media della popolazione (e dallo stato) lo stereotipo dell'EVASORE. Anche con quest'ultimo DCPM in realtà non sono stato nemmeno preso in considerazione ma obbligato a dover pagar sanzioni o ad applicare norme solo per continuare ad esistere ... Cinicamente direi che la quarantena è solo per chi se la può permettere. Per quelle persone che s'illudono e si lamentano dei propri diritti calpestati o per chi non ha voglia di rimboccarsi le maniche ed aspetta sempre una soluzione dall'alto. E poi c'è il coronavirus e il rigoroso rispetto per il prossimo o il nostro vicino più debole, cosa in realtà sempre attuata e per ciò anche riconosciuta dagli innumerevoli clienti. Ma è una convivenza sempre più difficile".

Zeno Cosino

 

"Eccoci qui, prigionieri in un tunnel da cui non s' intravvede, ancora, la luce. Intrappolati, senza poterci quasi muovere, provando a vivere al rallentatore. Fuori, la via Besenghi e' avvolta dal silenzio quasi totale, interrotto solo dai bus che transitano a intervalli regolari. Dentro, anche la mia vita scorre lenta e silenziosa, Durante la giornata penso a tutti coloro che negli ospedali, ambulatori, case di riposo, centri di ricerca continuano a lavorare, senza sosta, i nostri eroi, la nostra prima linea. Noi, dalle retrovie aspettiamo, che arrivi il vero attacco, quello diretto, che potrebbe colpirci o solo sfiorarci, a seconda del destino. Intanto proviamo a vivere una vita diversa, sentiamo i nostri cari, ascoltiamo le ultime notizie, annotiamo sul calendario della cucina i numeri del contagio, facciamo provviste, ma con moderazione, cancelliamo dalla nostra agenda tutti gli appuntamenti. E poi aspettiamo, sperando che il fuoco nemico si attenui, si incrini, affievolisca e la vita possa riprendere, magari un po' piu' lenta e consapevole di prima". 

Rossana Braicovich

 

"Cari bambini, ora state tanto a casa. Poi quando sarà passata l'influenza noi andremo fuori con il monopattino. Non vogliamo che voi stiate male. E se volete una bambolina io ve la regalo. Babbo Natale sarà felice e San Nicolò prenderà i cioccolatini per i bambini. Potete giocare tantissimo a casa. Con la palla, con i giochi. Potete sedervi in cucina su una sedia al sole. Saltare come un bel coniglietto. Se voi volete, la mamma c'è. Se volete potete fare un disegno, tagliare i fogli con le forbici per fare un bel collage. Colorare. Scrivere. E fare uno spettacolo con le marionette. Potete leggere dei libri belli. La mamma sarà contenta per i suoi piccolini. Io voglio giocare con i miei amici, ma dobbiamo aspettare. Voi sarete felici come me. E io sarò felice come voi. Sarete felici con me. Io sarò felice con voi.

Care maestre, quando sarò grande vi farò un bel disegno. Io sono felice come voi.

Cari genitori, Io sono felice con voi. Voi siete belli, fate un bel disegno ai vostri bimbi.

Cari nonni, bellissimi ragazzi, voi sarete felici come dei principi con un bel piatto di spaghetti". Greta (3 anni e mezzo).

Margherita Garzya

 

"Questi giorni di marzo sono all'insegna dl un senso di blocco e impotenza. Qualche segnale di preavviso l'avevo ricevuto già all'inizio di febbraio. Il primo: il furto della bicicletta fuori dalla stazione, al ritorno dal lavoro in treno da Venezia. Non proprio una cosa sconvolgente, vista la frequenza, ma intanto eccomi a piedi. Qualche giorno dopo il secondo segnale: la macchina non riparte... carro attrezzi e scoperta di un difetto del bloccasterzo, un "antifurto al contrario"... il pezzo di ricambio deve arrivare dal Giappone... Insomma qualcosa non gira. Fatalità. Per questi e altri incroci di coincidenze, dalle mie abitudini a spostarmi spesso, tra Venezia, Udine, Trieste, Ljubljana... mi ritrovo "ferma a casa". Frattanto scopro scorrendo le notizie che quello che sembrava un problema legato ad un luogo geografico lontano, la Cina, diventa improvvisamente vicino, sempre più vicino... Mentre rifletto sulle prime contromisure prese... conto mentalmente che nella norma i contatti che ho con le persone in luoghi circoscritti, dalle lezioni in aula, al recente laboratorio in teatro, ai viaggi in treno, sono circa 1200 a settimana. Una cifra che se prima testimoniava un buon grado di socialità, ora diventa fonte di preoccupazione! Ecco che se un viaggiatore nel sedile accanto starnutisce, non segue un "salute!" o solo una specie di indifferenza, ma piuttosto uno sguardo indagatore e sospettoso... Nel giro di poco tempo quella che era la normalità di gesti della vita quotidiana si trasforma in un possibile fonte di pericolo. Preciso che una parte del mio lavoro si svolge anche a casa, al computer: scrivo, rispondo alle e-mail, e su messenger, organizzo e coordino autori ed eventi di qua e di là del mondo. Comunque nel mio studio la giornata è scandita dal ritmo dei rumori dei ragazzi che passano sotto casa per andare a scuola e poi per tornare da scuola, dalle passeggiate degli ospiti del centro per autistici che parlano spesso a voce alta a loro modo, dalle automobili, dal rumore anche fastidioso del rasa erba - quanti accidenti nel primo pomeriggio - o dal suono della musica anni '70 del mio vicino. Ora solo quest'ultima è rimasta sospesa nell'aria, oltre a qualche sirena di autoambulanza che ascolto con apprensione scemare all'arrivo all'ospedale a due isolati di distanza... Per il resto... un silenzio assordante. Poi c'è stato un evento che ha ancora turbato questi giorni così complicati dominati dall'incertezza: la scomparsa di Elisabetta Imelio, bassista e voce dei Sick Tamburo. Ci troviamo in mille al funerale che seguiamo nel sagrato della chiesa, a debita distanza in un'atmosfera stranita, attonita, addolorata. Ci è reso difficile manifestare la vicinanza, ma la vicinanza c'è. Le parole dell'officiante ci consegnano le ultime espresse da Elisabetta: "Però ci siamo tanto divertiti!". Mi allontano nella strada di casa dove, ritornata al lavoro online, a leggere le notizie, i comunicati sopraggiunti con le misure sempre più restrittive... Mi immergo nella musica a notte fonda: C'è freschezza nell'aria/È una sorta di amara malinconia/È un giorno nuovo però e/Qualcosa di nuovo arriverà, oh sì/Scienziati studiano cose/Tra queste cose ci siamo anche noi/Sconfiggeranno quei mali/Quelli più brutti/Quelli più neri/Pensa a quello che siamo/Pensa quello che saremo/E quei segnali in cielo/Ci spiegano tristezza ed allegria/Non sprechiamo parole/Godiamoci quel che abbiamo qui, oh sì. (Un giorno nuovo, Sick Tamburo)" 

Paola Bistrot

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