«I professionisti sanitari stanno fuggendo dall’Isontino, chiediamoci perché»
L’intervento di Alessandro Balani, ex direttore Dipartimento chirurgico Asugi di Gorizia e Monfalcone: «Circa cento i posti perduti, ma chi lavorerebbe in un ospedale impoverito e a rischio tagli?»

È agosto, tempo di vacanze e tutto tace. O quasi. Dopo le dimissioni di Fasola il Piano oncologico sembra congelato. Sulle Case e sugli Ospedali di Comunità il silenzio regna sovrano. Sulla Cardiologia d’urgenza e sul parere della Commissione bocche al momento cucite. Si sa che nulla la Commissione ha deciso, ma si è solo espressa evidenziando i punti favorevoli e contrari di Gorizia e Monfalcone, lanciando la palla alla Direzione generale. Staremo a vedere.
Agosto però deve essere anche un mese di riflessione. Nessuno parla ad esempio dei 100 posti perduti nell’area isontina a causa di concorsi andati deserti o di rinunce da parte di chi aveva vinto. Certo, i concorsi degli infermieri vengono gestiti a livello regionale e il fenomeno riguarda un po’ tutti, nessuno escluso. Nella nostra area isontina, più che in altre, il problema è più sentito per la grave carenza di organici.
Chissà se qualcuno si interroga sul perché questo è avvenuto e cosa si farà delle del denaro risparmiato. Magari si pensa di incolpare i professionisti della nostra area di incapacità gestionale od organizzativa, giusto per scaricare la responsabilità su altri. Sì, perché se la gente non vuole venire qui una ragione ci sarà. Da dove nasce questa così scarsa attrattività dei nostri ospedali?
Certo, Gorizia e Monfalcone non sono Firenze o Milano. Però un professionista serio (e ce ne sono moltissimi) guarda di più alla qualità del lavoro piuttosto che alle attrazioni turistiche della città. E allora le cause devono essere altre e una domanda sorge spontanea. Chi vorrà mai andare a lavorare in un ospedale senza futuro? Quale cardiologo verrà mai a Gorizia sapendo che la Cardiologia perderà le urgenze e gli impianti di pacemaker? Quale giovane urologo verrà a Gorizia dove in un futuro più o meno prossimo non potrà imparare ad operare i tumori? Quale folle chirurgo andrebbe a Monfalcone temendo di non vedere più interventi oncologici? Quale infermiere sceglierà l’Isontino sapendo di andare a lavorare in Reparti che a breve chiuderanno sottoponendosi a turni massacranti?
Sì, perché quello dei turni è un altro grave problema ed una altrettanto grave mancanza di chi governa il sistema. Più volte segnalato e mai risolto. Quale giovane medico o infermiere si sobbarcherà un numero inverosimile di notti e di festivi a causa degli organici ormai ridotti all’osso, sapendo che nella vicina Trieste di notti se ne fanno la metà?
È colpa dei professionisti che non sanno fare attrazione o forse la responsabilità ricade su chi cercando di demolire degli ospedali che funzionano con finalità poco chiare (vedi privato) ha demotivato i giovani professionisti?
E poi, mi domando. Com’è che la spesa sanitaria aumenta e si continua a non investire sul personale? Se i concorsi sono andati deserti e se si è risparmiato tanto denaro, il costo del personale non assunto come verrà investito? Sempre assumendo professionisti o si ha in mente qualche altra idea poco producente?
Ci sono reparti sovraccaricati da turni di guardia nell’area isontina, con graduatorie in atto da cui attingere medici, pensiamo di dirottare su di loro le risorse risparmiate? Non è che si penserà di spostare questi utili a Trieste o chissà dove rafforzando organici già traboccanti e poco produttivi?
Non vorrei che la quiete di agosto lasciasse presagire una tempesta settembrina.
* ex direttore Dipartimento chirurgico Asugi di Gorizia e Monfalcone
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