Tour nelle scuole e l’IA per invogliare a diventare infermiere nell’Isontino
Retribuzioni non adeguate e turni impegnativi hanno ridotto l’appeal del mestiere: l’Ordine corre ai ripari con iniziative ad hoc. E ci sono anche i corsi di autodifesa

«Le professioni infermieristiche, così come gli infermieri, vanno valorizzati, puntando su un sistema sanitario più moderno e multidisciplinare». Ne è convinto Erik Laurencic, presidente provinciale dell’Ordine delle professioni infermieristiche che non si sorprende di fronte allo scarso entusiasmo registrato dagli ultimi concorsi andati deserti. E questo valutando la scarsa considerazione che oggi spesso la società ha per una figura, quella dell’infermiere, che è invece «cardine imprescindibile di un sistema sanitario che funziona».
«Sia chiaro, non è solo un problema economico e di retribuzioni, che pure esiste e che porta spesso sempre più professionisti a lasciare la sanità pubblica per cercare soddisfazioni nel privato o nella libera professione – dice Laurencic –. Ma è anche e forse soprattutto un problema di valorizzazione delle professionalità. Spesso nella sanità pubblica gli infermieri si sentono pedine, mentre sistemi più evoluti come quelli anglosassoni o di molti paesi europei sono organizzati in modo multidisciplinare, per sfruttare più e meglio le capacità degli infermieri».
Di qui la necessità di modernizzare la professione, magari, suggerisce l’Ordine, anche puntando su quell’Intelligenza artificiale che, in mano alle nuove generazioni, può diventare risorsa importante a supporto di uomini e donne.
A proposito di nuove generazioni, però, queste vanno riavvicinate ad una professione che attualmente non è considerata attrattiva. «Bisogna entrare nelle scuole, raccontare questo mestiere, la sua importanza, il suo fascino e le possibilità che può offrire in chiave futura – dice ancora il presidente Laurencic –, ed è esattamente quel che come Opi abbiamo intenzione di fare coinvolgendo le scuole superiori, magari già a partire dall’anno scolastico che sta arrivando».
Intanto però il territorio è chiamato ad affrontare le tante criticità legate anche alla carenza di personale – «mancano tra gli 80 e gli 85 infermieri nell’Isontino», spiega Laurencic –, e aggravate dalla riorganizzazione estiva dei reparti ospedalieri. «Il risultato è che molto spesso il personale è oberato di lavoro, se non costretto a ricoprire ruoli non propri, e questo va a scapito di tutti – spiega il presidente dell’Opi di Gorizia –: della professionalità e della dignità dell’operatore, della qualità del suo lavoro, della sicurezza dei pazienti e dei cittadini, che noi abbiamo il dovere di tutelare».
Ma tutela significa anche l’incolumità degli infermieri, non di rado messa a repentaglio da aggressioni per mano di pazienti o di loro congiunti, nei Pronto soccorso ma non soltanto. Anche per questo nei mesi scorsi l’Opi di Gorizia ha promosso un corso di autodifesa e sicurezza che ha visto all’ospedale San Giovanni di Dio una ventina di partecipanti, e che verrà replicato a Monfalcone il prossimo anno.
«La partecipazione è stata buona, ma soprattutto è stata grande la soddisfazione di chi ha affrontato il percorso – conclude Erik Laurencic –. Il corso mira a dare ai professionisti gli strumenti per gestire situazioni critiche, e ciò che mi rende particolarmente felice è che ha trasmesso l’importanza della collettività: in gruppo ci si aiuta, la salute pubblica è un lavoro di squadra».
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