Eliminato lo storico cumulo di inquinanti all’ex Ferriera di Trieste
Dopo oltre trentacinque anni di attesa Logistica giuliana ha spianato il cosiddetto nasone. Trattati centomila metri cubi di sostanze: saranno usati per livellare i terreni

Era il simbolo dell’inquinamento generato dalla Ferriera di Servola: il cumulo storico di rifiuti metallici e idrocarburi, meglio noto come “nasone”, è stato interamente eliminato nel corso delle opere di bonifica dei terreni dell’ex area a caldo, destinati a ospitare i 15 ettari di piazzali del futuro terminal di terra che sorgerà alla base del Molo VIII.
I lavori della messa in sicurezza permanente del suolo procedono. L’obiettivo è arrivare a conclusione entro la primavera 2027. Ma intanto il problema del nasone è risolto, con il trattamento di centomila metri cubi di materiali, che sono stati analizzati sul posto e da cui sono stati asportati cento metri cubi di sostanze troppo inquinanti per essere riutilizzate a causa dell’alta presenza di piombo.

Il resto del materiale è rimasto in situ così come i 40 mila metri cubi di detriti derivanti dal trattamento de 250 mila metri cubi prodotti dalle demolizioni: il tutto verrà utilizzato come sedime per innalzare di un metro le quote dei terreni, che a fine cantiere risulteranno tombati con il calcestruzzo. Gli inquinanti saranno così completamente isolati da un sarcofago che impedirà alle sostanze dannose di continuare a inquinare terreni e falde.
Venerdì nella sede di Logistica giuliana, società controllata del terminalista tedesco Hhla che sta gestendo la bonifica preliminare alla realizzazione del Molo VIII, si è celebrata la definitiva asportazione del nasone. Questione rilevante sul piano simbolico, perché attorno a quell’area inquinata si sono spese negli anni migliaia di pagine tra approfondimenti, sequestri e progetti di risanamento.
L’amministratrice delegata di Lg, Guyonne Querner, ha richiamato la valenza del progetto: «Dopo oltre un secolo di attività siderurgica, entriamo in una nuova era. Stiamo rigenerando l’area e qui verrà creato un lavoro più sostenibile. Tutto è successo davvero molto in fretta e, quando avremo finito anche la copertura in calcestruzzo, potremo costruire la nuova attività». Querner ha ringraziato Regione e Arpa per il sostegno, ricordando inoltre il parallelo lavoro di barrieramento che consoliderà la linea di costa, impedendo lo sversamento di inquinanti nel mare.
Fabio Scoccimarro, assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, ha ripercorso il difficile confronto con il gruppo Arvedi per propiziare la chiusura definitiva dello stabilimento nel 2019. «Oggi il ministro alle Imprese Adolfo Urso cita come esempio questa riconversione, fatta senza perdere un solo posto di lavoro. In altre zone d’Italia si chiude lasciando ecomostri e gente in strada. Spero che ora possa essere realizzato un progetto d’eccellenza per il porto, che sia un ulteriore fiore all’occhiello per Trieste».
Oggi le imprese in campo stanno piantando nel terreno i pali che serviranno a cinturare i materiali inquinati nel sottosuolo. Un perimetro che si congiungerà da una parte col barrieramento a mare e dall’altra con il diaframma che sarà realizzato a monte dall’Autorità portuale, sugli 8 ettari del comprensorio dove sorgerà la stazione di Servola, per la cui realizzazione il viceministro Edoardo Rixi ha appena confermato la disponibilità del Mit a mantenere il finanziamento da 180 milioni di euro.
Il direttore dei lavori, Carlo Amoroso, sottolinea che «oggi si celebra un avvenimento storico: lo smantellamento di rifiuti industriali rimasti nell’area per almeno 35 anni. Grazie alla professionalità di tutti, abbiamo gestito un percorso veloce anche se complesso, cominciato nel 2021 con l’avvio della discussione sulla Misp. Un tempo questo materiale lo avremmo smaltito altrove, ma grazie a un percorso amministrativo unico lo abbiamo trattato sul posto in modo sostenibile e più economico. Un risultato ottenuto grazie all’amica Laura Schiozzi», la dirigente triestina dell’Arpa prematuramente scomparsa. «Senza di lei», conclude Amoroso commosso, «tutto questo non sarebbe avvenuto».
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