«Cellule eversive? Non qui da noi»

Parla Kamal El Ammari, gestisce ilc entro di cultura islamica a Gorizia e e si batte per favorire l’integrazione della sua gente
Bumbaca Gorizia 10.03.2015 Via Torriani 38 casa estremista ISIS Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 10.03.2015 Via Torriani 38 casa estremista ISIS Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«Ancor oggi non riesco a credere che Elmir sia andato a combattere per l'Isis». A giorni di distanza dalla notizia che ha scosso l'Isontino, ed anche la comunità musulmana che ci vive, parla così Kamal El Ammari, il presidente dell'associazione culturale El Houda, che gestisce il centro di cultura islamica di Gorizia. El Ammari è un vero esempio di integrazione: da quindici anni in Italia, vive a Cormons, ed è attivissimo nel mondo del sociale, donatore di sangue e membro della Protezione civile di Cormons. Da nove anni, poi, dirige El Houda, e promuove cultura nel centro di via Mameli.

Il ricordo che ha di Elmir Avmedoski, il macedone che da Gorizia è passato tra le fila dell'Isis, è il più lontano possibile da quello di un estremista combattente. «Perché l'immagine che dava di sé era l'esatto opposto della guerra e della violenza – dice Kamal El Ammari -. Elmir era un bravo ragazzo, sempre con il sorriso sulle labbra, e disponibile a dare una mano. E se il colore dell'Isis è il nero, beh, lui amava vestire quasi sempre di bianco. Ecco perché sono così sorpreso delle notizie emerse negli ultimi giorni».

Kamal conferma che Elmir frequentava piuttosto assiduamente il centro di via Mameli, anche se non faceva parte in realtà dell'associazione El Houda, il cui direttivo è composto da cittadini di origine marocchina. «Veniva a pregare, ma si limitava a questo, e poi tornava a casa per conto suo – dice El Ammari -. Al di là dei saluti e di poche parole, non posso dire che lo conoscevo a fondo. Quel che ricordo è che qualche anno fa, forse per via della crisi economica, aveva riportato la sua famiglia in Macedonia, ed era tornato qui a Gorizia da solo. Poi, un anno fa circa, non si è più visto, e nessuno di noi ha saputo che fine avesse fatto». Che abbia fatto incontri negativi sulla sua strada, magari anche in regione, è possibile, ma sull'esistenza di cellule di reclutamento per terroristi l'associazione El Houda, come le altre simili sparse sul territorio, non ha alcun riscontro. «E per un motivo ben preciso – spiega El Ammari -: chi ha cattive intenzioni, si tiene bene alla larga da noi, sapendo perfettamente che siamo in contatto con le istituzioni e che il nostro ruolo è quello di favorire l'integrazione. Noi siamo ospiti in questo paese, e il nostro compito è di tranquillizzare la realtà in cui viviamo e che ci ha accolto. Per questo motivo non accetteremmo mai la presenza di qualcuno con intenzioni negative. E se qualcuno la pensa diversamente da noi, questo lo sa bene». No a paura e diffidenza, dunque. «Siamo contro la violenza, perché il rispetto dell'altro è la nostra dignità – conclude Kamal -. L'Isis, insomma, non è l'Islam: questo è il messaggio che vogliamo lanciare».

Marco Bisiach

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