Centrale, Altran a Roma per riaprire l’Aia

Il sindaco ha chiesto al ministero di riesaminare l’Autorizzazione prorogata al 2025. Più studi sulle emissioni
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-11.02.2016 Centrale A2A-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-11.02.2016 Centrale A2A-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Qualcuno dirà che è andata come doveva andare. Con Silvia Altran in trasferta nella Capitale a ripetere come un mantra che Monfalcone è un «territorio fragile». E che in considerazione di ciò e soprattutto in nome di quel principio (europeo) di “precauzione” - tirato da lei stessa fuori dal cilindro alla stregua di un coniglio bianco - l’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, per la centrale termoelettrica va riesaminata. Lo ha chiesto ufficialmente al Ministero.

Nelle scorse settimane le acque politiche si erano agitate parecchio, a seguito della notizia piovuta sul Comune della proroga automatica al 2025. Giovedì, in sede romana di Conferenza dei servizi per la disamina della domanda di demolizione definitiva dei depositi di olio combustibile, avanzata dall’azienda, l’amministrazione Altran ha dunque colto l’occasione per ufficializzare al Ministero una serie di richieste. «Abbiamo ricordato che la Regione ha commissionato un’indagine epidemiologica nell’area monfalconese - spiega - rivolta alla popolazione, quale prima parte di un più vasto piano di monitoraggio sanitario che ha per oggetto, oltre alle neoplasie, anche malattie cardiovascolari acute e aborti spontanei. I primi risultati hanno evidenziato un eccesso di rischio statisticamente significativo di tumore alla vescica nelle donne».

Sebbene, rileva in una nota scritta l’ente locale, non ci siano state evidenze per attribuire un significativo effetto sulla diffusione di tumori alle emissioni di A2A o a quelle di altre fonti industriali qui presenti relativamente alla quota di inquinanti contemplati (benzene, biossido di azoto, Pm10, anidride solforosa), risulta comunque che le emissioni che interessano il territorio monfalconese «sono da considerarsi significative in quanto accumulate una all’altra». «E a queste ovviamente contribuisce anche A2A - interviene ancora il sindaco -. Ecco perché mi sono riservata di assumere ulteriori elementi conoscitivi e dati scientifici per un’approfondita conoscenza del livello di rischio per la salute correlato alla presenza della centrale, nonché di impartire specifiche prescrizioni anche invocando il “principio di precauzione” previsto dal trattato sul funzionamento dell’Unione Europa e di chiedere il riesame dell’Aia ai sensi dell’articolo 29 del Decreto 152/2006».

In soldoni, il principio evocato afferma che in considerazioni di talune peculiarità del territorio - riconducibili per esempio alla sismicità, alla presenza di traffico stradale, ferroviario, portuale e aereo, nonché alla presenza di diversi siti industriali - si debba tener conto, nelle decisioni, non solo di singole prescrizioni puntualmente osservate, bensì del contesto generale. «Il nostro è un territorio fragile - così Altran - e tutti questi elementi, compresa la sua conformazione collinare, concorrono a determinare lo stato di possibile inquinamento, con conseguenze per la salute». «Abbiamo chiesto ancora una volta attenzione - prosegue -, perché la centrale si colloca dentro la città, e la massima attenzione del Ministero». È stata inoltre ribadita «la richiesta di abbandono del carbone e di una riconversione dell’impianto a tutela dei posti di lavoro». Quindi, «avendo appreso che è imminente la pubblicazione delle decisioni europee relative alla Bat», Altran ha chiesto che il Ministero disponga «l’immediato riesame per il rinnovo dell’Aia nel suo complesso, dato che attendere quattro anni mi sembra veramente eccessivo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo