Centro culturale islamico dentro la galleria Al Parco

GRADO. È stato costituito ufficialmente il Centro culturale Bengalese di Grado e sono già stati presi in affitto due negozi adiacenti che saranno trasformati nella sede dell’associazione. La notizia è ormai sulla bocca di tutti. Sull’Isola si parla di “moschea”, ma i responsabili dell’associazione chiariscono che si tratta della sede di un centro culturale dove può anche capitare che ci siano momenti di preghiera. I promotori dell’iniziativa affermano di voler essere solo un punto di riferimento per le problematiche dei loro connazionali, di non voler creare alcun problema. Anzi, dicono di voler essere, se possibile, anche d’aiuto e sostegno.
Dopo aver parlato con i vertici comunali, hanno già iniziato a incontrare alcune associazioni e intendono avvicinarsi ad altre. Hanno parlato ad esempio con i responsabili dell’Advs, una ventina di loro vorrebbe mettersi a disposizione per donare il sangue. Lo conferma Zahedul Litton, conosciuto semplicemente col suo cognome a Grado, dove vive e lavora da anni nell’ambito di bar e ristorazione, ed è uno dei vice presidenti del Centro culturale Bengalese di Grado; come pure lo conferma Rana Shoel (tesoriere della stessa associazione), dipendente di un ristorante dell’Isola.
In assenza del presidente del Centro, Alì Md Shajahan, che è fuori sede, hanno espresso alcune dichiarazioni e precisazioni. Hanno confermato la costituzione del loro centro culturale e l’affittanza dei locali, ma precisano subito che per qualsiasi iniziativa diversa dai normali incontri associativi e dai casuali momenti di preghiera («in certi orari la nostra religione prevede la preghiera che facciamo dove ci troviamo e se qualcuno di noi si trova nella sede pregherà ovviamente sul posto; non si può mica mandare a casa a pregare...»), vogliono trovare il consenso sia con il Comune e sia con i carabinieri.
L’unico momento di incontro comune di preghiera è quello della fine del Ramadan: «Fino ad oggi dovevamo recarci tutti a Monfalcone; se a Grado ce le consentiranno, Comune, carabinieri, anche la gente, vorremmo evitare la trasferta a Monfalcone e pregare nella nostra sede. Sarà l’unico momento di preghiera comune, ma solo se ci sarà consentito», hanno spiegato.
«Non intendiamo assolutamente creare problemi, siamo persone assolutamente moderate, siamo calmi e tranquilli, inseriti a Grado da tempo – hanno affermato altresì i due rappresentanti del Centro culturale Bengalese –. Metteremo anche delle telecamere affinché si possano controllare i movimenti di tutti».
Nello statuto dell’associazione si legge che il Centro culturale Bengalese di Grado ha carattere culturale, sociale, religioso e di volontariato e che la sua azione «si ispira ai principi della fede islamica e dell’uguaglianza e fratellanza universale, ai principi di dialogo e di collaborazione tra le religioni per costituire la pace nel mondo».
Nello statuto si legge altresì che si tratta di «un’associazione apartitica e si ispira ed è retta da principi democratici».
I due rappresentanti del Centro culturale Bengalese si sono soffermati a parlare anche dei loro figli. «A scuola seguono le normali ore di religione, ma noi desideriamo far conoscere loro anche la nostra religione; poi quando saranno grandi potranno decidere liberamente cosa seguire».
Il gruppo dei bengalesi conta 135 persone e in buona parte sono ormai inserite a Grado, anche sotto il profilo del lavoro. In genere non ci sono solamente i negozi che si trovano sparsi per la città. Tanti di loro lavorano singolarmente nelle diverse attività e i loro figli hanno ormai fatto amicizia con i compagni di scuola.
A contribuire alla decisione di creare il Centro culturale sono state due questioni. Quella in ordine alla lingua e quella relativa ai contatti con gli uffici pubblici. «Ci sono numerosi connazionali che non sanno e non conoscono l’italiano. Per questi intendiamo trovare il modo di insegnare loro la lingua, ma intanto intendiamo essere noi l’interfaccia per tutte le necessità. Anche con il Comune intendiamo essere noi i punti di riferimento per la nostra comunità».
Il sindaco Dario Raugna ha già avuto modo di incontrare i responsabili della neo costituita associazione: «Sono venuti a presentarsi e a consegnarci lo statuto, che è simile a tutte le associazioni culturali - ha affermato -. Ritengo positiva la costituzione di questo centro, perché ora saranno loro, quelli dell’associazione, a parlare direttamente con noi. E siccome ci sono le regole da rispettare, per tutti, comprese quelle sul commercio, avere degli interlocutori diretti anche per questa problematica è indubbiamente un aspetto che considero molto positivo».
@anboemo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo