Cgil e Rifondazione: «Boicottiamo i negozi aperti il 25 Aprile»

TRIESTE. Stavolta il nemico numero uno, quel Berlusconi che invitava gli imprenditori a non fare pubblicità sui media da cui si sentiva perseguitato, l’hanno in un certo senso preso - lui ma non solo lui, dal momento che la storia è piena di boicottaggi a sfondo polemico e vendicativo - a “modello” ispiratore.
Il big isontino di Rifondazione Roberto Antonaz, oggi consigliere e ieri assessore regionale, e il segretario della Cgil del Friuli Venezia Giulia, il triestino Franco Belci, propongono infatti senza giri di parole di boicottare i centri commerciali e tutti quei negozi - e nella nostra città ce ne sono eccome, basti pensare all’iniziativa odierna del sodalizio “Trieste in centro” - che oseranno approfittare delle ultraliberalizzazioni montiane e tenere le serrande su oggi e il primo maggio. Due giornate, peraltro, sacre per la sinistra, come lo sono Pasqua e Natale per i cattolici. Ma qui sinistra e cattolici - si pensi solo ai moniti dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi sull’importanza degli affetti familiari nei giorni di festa - vanno a braccetto.
Tant’è. Belci è lapidario: «Il 25 aprile e il primo maggio sono due ricorrenze sulle quali si fonda la convivenza civile e nelle quali la partecipazione democratica si esprime nelle cerimonie e nei cortei. È davvero avvilente che tante aziende, invece di lasciare che giornate così restino occasione di partecipazione democratica, le considerino pure e semplici occasioni di consumo». «Così facendo -prosegue Belci - tolgono ai lavoratori la possibilità di essere prima di tutto cittadini e di festeggiare con le proprie famiglie. È sconcertante che a favorire questa deriva sia il nostro assessore regionale al Lavoro (Angela Brandi, pure lei triestina, nata missina e presumibilmente meno “vicina” rispetto a Belci alle due ricorrenze in questione... ndr) che assimila il commercio ad un servizio pubblico essenziale, assecondato da molti, troppi sindaci». «La Cgil - romba il segretario regionale del sindacato - non è disponibile a surrogare i valori con i consumi: invito perciò i cittadini a disertare tutti quei negozi e quei centri commerciali che, restando aperti il 25 aprile e il primo maggio, propongono la logica del mercato e del profitto come valore dominante ed esclusivo della nostra società».
«La deregulation - è l’eco di Antonaz - non è sinonimo di modernità, come qualcuno vorrebbe farci pensare, tanto che nei principali paesi europei, Francia e Germania in primis, l’apertura festiva è una deroga eccezionale. Riteniamo che di fronte alle inadempienze della giunta regionale si debbano muovere le forze politiche, le organizzazioni sindacali e l’opinione pubblica tutta, a partire dalle prossime festività del 25 aprile e del primo maggio, che rappresentano date simboliche per il movimento dei lavoratori italiano, sancite come festività in virtù di forti pressioni popolari e che come tali vanno rispettate».
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