Chiesa di Cavana: alt alla foresteria Vendita o affitto per sei monolocali
I lavori alla chiesa dei santi Sebastiano e Rocco, di proprietà della Curia, con annessi degli appartamenti, non sono ancora del tutto terminati. La cappellina “della riconciliazione e della misericordia”, in Cavana, dovrebbe aprire i battenti il prossimo autunno. Sarà anche il momento in cui tirare le somme e capire a quanto ammonta in totale il restauro iniziato nel 2015. Il dato finale – che dovrebbe aggirarsi sopra i 4 milioni di euro – sarà importante perché determinerà la decisione del vescovo Giampaolo Crepaldi sul futuro dell’edificio accanto al tempio, che dispone di sei monolocali con servizi. Se in partenza la Curia aveva deciso di adibirli a foresteria per preti anziani e ospiti di passaggio, ora, proprio il bisogno di nuovi fondi per far fronte agli esosi costi di ristrutturazione – in parte saldati con risorse derivanti dall’otto per mille e da alcuni privati benefattori – ha spinto verso la soluzione di venderli o affittarli.
Gli incassi potrebbero essere consistenti visto che in questa zona della città il valore commerciale di un immobile corrisponde a circa 2,5-3mila euro al metro quadrato. La scelta definitiva è stata rinviata appunto al prossimo autunno, quando dovrebbe essere inaugurata la cappellina, con orari estesi anche a dopo il tramonto, che ospita al suo interno alcuni affreschi e opere, come quelle di Oleg Supereco, pittore russo contemporaneo di fama internazionale.
«L’intenzione è quella di lasciarla aperta anche di sera con un custode – spiega don Ettore Malnati, vicario episcopale per il Laicato e la Cultura della Diocesi di Trieste –, perché vogliamo attirare pure il pubblico giovane che proprio nelle ore tarde passa in quella zona e quindi può fermarsi lì per un momento di preghiera. Riapriamo questo luogo di culto con un grande sforzo economico per riflettere assieme anche sulle tragedie delle foibe e della Risiera». La ricerca di fondi per terminare l’opera ha fatto sì che si impiegassero alla fine poco più di cinque anni. Il primo risultato evidente è stato il foro commerciale al piano terra affittato dal 2018 alla catena Tulipano, un negozio specializzato che offre un ricco assortimento di prodotti per l’igiene personale, profumi e detersivi. L’affitto per i circa 280 metri quadrati, mormorano le agenzie immobiliari, dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 mila euro al mese. Insomma, l’intera riapertura al pubblico dell’edificio, rimasto sconsacrato per anni, dovrebbe avvenire entro l’anno. Tra le novità, l’entrata dalla porta nella stradina di confine con palazzetto Leo. Ci è voluto più tempo del previsto, questo sia perché era necessario reperire più fondi sia perché è stata ritrovata una complessa sequenza di edifici di epoca medievale, probabilmente a destinazione residenziale, immediatamente al di sotto delle quote pavimentali dell’edificato attuale, d’origine seicentesca. Proprio per ridare luce a questa realtà nel 2011 la Curia acquistò dal Comune per 325 mila euro la chiesetta di San Sebastiano, ormai sconsacrata. I primi cenni di un tempio religioso risalgono addirittura al 1365. La storia vuole che si parli anche di templari e fantasmi. La chiesetta sorse per desiderio testamentario del vescovo triestino Nicolò Aldegardis, che nel 1447 auspicò la costruzione di una chiesa dedicata a San Sebastiano. Solo dopo la fine della diffusione della peste di metà ’500 l’edificio venne dedicato anche a San Rocco. Divenne proprietà privata sul finire del ’700. Nel 1951 viene ceduta al Comune con un atto di donazione, congiuntamente all’edificio adiacente, palazzetto Leo, con una precisa destinazione: riconsacrazione e ripristino del culto cattolico. —
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