Chiesa di S. Giuseppe senza parroco, in soccorso il Duomo

di Tiziana Carpinelli
I vuoti che si aprono tra i ranghi del clero, per la crisi nelle vocazioni, spalancano in città scenari inediti: quelli di parrocchie senza un proprio parroco. O meglio, con un amministratore parrocchiale a “scavalco”, che si suddivide tra più rioni, fedeli ed edifici religiosi.
È quanto accade, da lunedì, al San Giuseppe, dopo il commosso addio alla comunità di don Bruno Sandrin, attuale responsabile della chiesa di San Lorenzo isontino. Nato a Palmanova il 24 dicembre 1953, don Sandrin ha ricoperto diversi incarichi come vicario cooperatore al Sant’Ambrogio, a Monfalcone, e a Grado, approdando nel 1998 alla parrocchia di largo Isonzo, dove è rimasto fino a domenica. Da quel giorno la chiesa di San Giuseppe, dove restano due sacerdoti diocesani, don Franco Gismano e don Mario Malpera, è amministrata dal don Fulvio Ostroman, già parroco del duomo. Un “prestito” che potrebbe durare diversi mesi.
«Tutto dipende dalla disponibilità, in termini numerici, di sacerdoti - spiega don Mauro Ungaro, portavoce della Curia - che sarà stabilita dal piano pastorale per la città di Monfalcone. La parrocchia resterà comunque aperta e l’attività proseguirà regolarmente: le funzioni del responsabile saranno esercitate da don Fulvio. Non si esclude, per il futuro, che possa arrivare un parroco». Magari nel momento in cui anche alla Marcelliana, dove i frati francescani sono in forse dal 2016, rimarrà priva di religiosi. «La parrocchia di San Giuseppe - prosegue - resta tale a pieno titolo, ovvero non sarà accorpata ad altre chiese e questo mi sembra un aspetto da sottolineare. Putroppo in questo momento, sotto il profilo pastorale, non si può fare altrimenti, ma direi che rispetto ad altre realtà friulane, dove un parroco si divide anche tra 5 o 6 chiese, peraltro distanti l’una dall’altra, il territorio di Monfalcone e Gorizia può considersi fortunati, anche perchè c’è abitudine a lavorare insieme». «Il futuro, del resto - conclude don Mauro Ungaro - è questo: un parroco per più chiese e un maggior coinvolgimento dei laici per la catechesi e le attività parrocchiali, senz’altro agevolate anche dalla forte presenza del volontariato».
Sebbene il parroco, curatore d’anime, sia un punto di riferimento nel quartiere, dunque si assisterà progressivamente al riassorbimento di tante piccole comunità parrocchiali in altre più grandi, con l’affidamento a un singolo prete di più parrocchie. Questo a meno di improbabili aumenti nelle vocazioni. Per il momento non dovrebbero esserci grossi stravolgimenti. Ma in futuro potrebbe accadere che, al di là della messa domenicale, nelle parrocchie più piccole non sia garantita la messa feriale, se non a settimane alterne.
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