Chimica e farmacia “blindate” per garantire subito un lavoro

Il Dipartimento punta sulla qualità didattica e «cerca di assicurare un futuro ai suoi studenti», spiega il direttore Silvano Geremia. Ottimi i dati AlmaLaurea

La chimica è alla base della nostra vita: è nel cibo che mangiamo, nell'acqua che beviamo, nei vestiti che indossiamo. Centrale per il suo ruolo di connessione tra scienze fisiche, della vita e applicate, in questi ultimi anni questa disciplina si è rivelata fondamentale anche in settori emergenti come le nanotecnologie, le biotecnologie, i nuovi materiali e la medicina molecolare. Il Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche (Dscf) dell’Università di Trieste raggruppa la quasi totalità dei docenti-ricercatori di area Chimica dell’Ateneo, che sono poco più di 50, ai quali si affiancano circa altrettanti assegnisti e dottorandi di ricerca e una ventina tra tecnici e amministrativi. Con un po' più di un migliaio di studenti, di cui circa 200 matricole l'anno, il Dipartimento offre una triennale e magistrale in Chimica più le lauree magistrali a ciclo unico in Farmacia e in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (Ctf), cui si aggiunge il dottorato, in Chimica.

Il numero dei suoi studenti è costante nel tempo, perché tutti i corsi di laurea proposti sono ad accesso programmato. Dall’anno scorso, con la gestione del test di accesso per le triennali e le magistrali a ciclo unico del Dipartimento da parte della piattaforma Cisia, è possibile svolgere il test (Tolc-I) in primavera ed estate in un qualsiasi ateneo italiano per poter poi concorrere alle due selezioni previste a luglio e a settembre. «Il numero programmato è stato introdotto per garantire un'alta qualità della didattica, possibile solo per piccoli gruppi visto il gran numero di attività laboratoriali previste – spiega Silvano Geremia, direttore del Dipartimento -, ma anche per consentire l'assorbimento da parte del mercato del lavoro delle figure professionali di chimico e di farmacista, che il Dipartimento forma anche nel campo della ricerca. Così riusciamo a formare dei laureati che, in controtendenza rispetto allo scenario nazionale, riescono a collocarsi piuttosto bene nel mondo del lavoro». Gli ultimi dati AlmaLaurea mostrano un tasso di occupazione per i laureati a Trieste nelle magistrali a ciclo unico (Farmacia e Ctf) del 82,2% a un anno dalla laurea. Nel caso della magistrale in Chimica, il dato è ancora migliore: 90% a un anno dalla laurea di II livello. Infine per la laurea triennale in Chimica, che vede l’84,2% dei laureati proseguire con la magistrale, il rimanente 15,8% trova occupazione già a un anno dalla laurea di I livello. Numerosissime sono le attività di ricerca del Dipartimento, che spaziano dalla chimica supramolecolare e nanotecnologie alla progettazione, sintesi e formulazione di farmaci. Tra i progetti di ricerca attivi ve ne sono un paio finanziati dalla Comunità Europea, due finanziati dal Miur nell’ambito dei progetti Sir, ricerche Prion (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale), una ricerca internazionale finanziata dalla Nato, un progetto Por-Fesr a guida industriale. Unico neo del Dipartimento, sottolineato dal direttore e dagli studenti, è la collocazione di alcuni laboratori in altri edifici del comprensorio di Piazzale Europa e non solo nell’edificio C11, sede del Dipartimento. Un problema che ci si augura possa essere risolto al più presto, come previsto dal piano edilizio di ateneo. «Ho sempre voluto studiare Chimica e qui a Trieste l’ambiente è ottimo: c’è un rapporto molto stretto con i docenti e l’utilizzo intensivo della piattaforma Moodle, dove professori e studenti caricano lezioni e appunti, agevola molto lo studio», racconta Daiana Boer, al primo anno della magistrale in Chimica con indirizzo Sistemi nanostrutturati e supramolecolari. Certo il percorso è impegnativo, sottolinea Marina Stefanovic, all’ultimo anno della laurea in Farmacia: «Al momento sono impegnata sia con la tesi sperimentale, sia con il tirocinio in farmacia, che per noi è obbligatorio per 900 ore - racconta la studentessa - Ma anche se il lavoro di farmacista non mi dispiace, vorrei proseguire il mio percorso nell’ambito della ricerca: un’opzione possibile grazie alla formazione ricevuta».

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