Chiuso il deposito tabacchi Rifornimenti da fuori città

L’effetto del calo generale delle vendite sul “transit point” di San Giovanni Esercenti in difficoltà. Braicovich (Assotabaccai): «La Regione paghi i trasporti»
Di Laura Tonero
epa01211990 Picture made available 01 January 2008 shows a young woman lights a cigarette in a coffee house in Berlin, Germany, 31 December 2007. Smoking ban in bars and restaurants become effective from 01 January 2008 on in the German city state of Berlin and seven more federal states. Overall, eleven of 16 federal states have now a smoking ban installed. ANSA/ EPA/KLAUS-DIETMAR GABBERT DC
epa01211990 Picture made available 01 January 2008 shows a young woman lights a cigarette in a coffee house in Berlin, Germany, 31 December 2007. Smoking ban in bars and restaurants become effective from 01 January 2008 on in the German city state of Berlin and seven more federal states. Overall, eleven of 16 federal states have now a smoking ban installed. ANSA/ EPA/KLAUS-DIETMAR GABBERT DC

Tabaccai triestini in rivolta per la chiusura del deposito fiscale di tabacchi lavorati a Trieste. Il “transit point” che si trovava nel rione di San Giovanni, dal 14 giugno non è più attivo. Il punto di rifornimento più vicino è quello di Gorizia. «Una scelta logistica - spiega Egidio Braicovich, presidente regionale di Assotabaccai – dettata dal calo delle vendite. Lo scorso anno a Trieste sono stati venduti 108mila chili di sigarette in meno». I primi effetti dello spostamento del punto di distribuzione sono evidenti anche ai clienti che talvolta non trovano la marca di sigarette preferita. «Prima oltre all’ordine settimanale – valuta Zeliko Bernes, titolare della rivendita di tabacchi 69 al civico 6 di via Roma – se ci accorgevamo che serviva qualche stecca in più di un prodotto, facevano una “suppletiva”, una prenotazione in più. Ora questo non è più possibile e chi non ha la possibilità economica di farsi una sorta di piccolo magazzino può restare senza tipo di sigaretta».

Oltre a quello di Trieste è stato chiuso anche il deposito di Udine. Il nuovo piano logistico ne vede uno a Gorizia, uno a Pordenone, uno a Palmanova e uno a Forni Avoltri. Quando il “transit point” era aperto anche a Trieste, molti tabaccai andavano a rifornirsi di persona, come in una sorta di “cash and carry”. Per alcune stecche di sigarette andare fino a Gorizia non conviene. «A Trieste non abbiamo più i numeri per reggere un sistema di distribuzione locale, perdiamo pezzi importanti per l’economia della città», osserva Giuseppe Giovarruscio, presidente regionale Confesercenti. «Ai tabaccai triestini offriamo per un paio di settimane un prezzo promozionale di trasporto di 5 euro – spiega Alberto Zuccato, contitolare del “transit point” di Gorizia – poi stabiliremo una tariffa diversa». Una tariffa indicativamente di 50 centesimi al chilo. «I tabaccai di Trieste sono già in gravi difficoltà per la vicinanza con la Slovenia e - avverte Braicovich - per la mancanza di controlli che permettono a chiunque di acquistare oltre confine anche 10 stecche (5 il numero consentito dalla legge). La dislocazione del deposito fuori provincia è un’ulteriore difficoltà». «Chiederemo alla Regione - aggiunge - di farsi carico delle spese di trasporto e proporremo agli esercenti di adottare a Trieste il sistema attivo in Francia dove le rivendite di tabacchi con più disponibilità fungono da piccoli magazzini anche per le altre realtà locali». Un tabacchino che ha un piccolo giro d’affari acquista in media dagli 8 ai 15 chili di sigarette alla settimana. Sui 20-25 chili quelli di smercio medio, tra i 40 e i 50 i più importanti. La Regione, cui spetta una percentuale sulla vendita dei tabacchi, in media guadagna 3 euro a pacchetto venduto «incassando d’accise 120 milioni di euro l’anno», specifica Braicovich.

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