Chiuso l’Alto Adriatico al Lisert Restano solo tre maestri d’ascia

Gli austriaci hanno perso la sfida degli yacht ibridi in carbonio: avviato il percorso di concordato. In vendita un terreno e i pontili. Tradizione in mano ad AA Custom



Chiude per sempre il Cantiere Alto Adriatico, a fine ottobre è iniziato il delicato percorso del concordato preventivo (l’anticamera del fallimento) per salvare quello che resta. Per Monfalcone si chiude una importante pagina di storia della nautica e in particolare dei maestri d’ascia, gli artisti delle barche in legno, che proprio nel Cantiere Alto Adriatico avevano trovato una fucina straordinaria.

Troppo ambizioso il progetto lanciato dalla cordata austriaca guidata dall’imprenditore Philipp Pototschnik (dietro di lui un gruppo come Avcon Jet impegnato nel business della vendita e del noleggio di aerei, che ha fatto palare di sé anche nel caso del rapimento di Alma Shalabayeva e sua figlia, trasportate proprio su uno dei loro jet) che aveva distolto gli artigiani dell’Alto Adriatico, dopo aver acquistato il cantiere, per realizzare yacht ibridi in carbonio. Adler Yacht, questo il nome del prototipo costruito a Monfalcone (si può andare a vedere sul web cercando adler yacht), un ferro da stiro da 22 metri disegnato da progettisti del calibro di Nuvolari-Lenard motore a gasolio ed elettrico, costato si dice (le cifre sono sempre rimaste segrete) qualcosa come 5 milioni di euro. Poi la presentazione sul Tirreno, nei vicini stiti “vip” francesi tra Monte Carlo e Nizza dove sono di casa i megayacht. E alla fine il lento declino del cantiere che, a fine ottobre, è stato ammesso al concordato preventivo con la nomina del commissario giudiziale nella persona del dottor Giovanni Turazza di Monfalcone. Qualche settimana dopo, l8 novembre, la pubblicazione dei beni messi all’asta.

Si tratta di un terreno in “piena proprietà” di circa 10.500 metri quadrati situato però sulla sponda opposta del canale dove si trova attualmente il cantiere che era in realtà stato preso in affitto dal Consorzio industriale. È un pezzo di terra ancora allo stato naturale, colmo di alberi e arbusti in via Consiglio d’Europa, che si affaccia sul canale, tra lo stabilimento della Monte Carlo Yachts e il gruppo dei cantieri di Cadei e Marina Lepanto. Oltre al terreno alcuni pontili galleggianti di proprietà. Il pezzo minimo, la base d’asta, è stato fissato in 437 mila 295,98 euro (oltre a imposte e spese, anche notarili di trasferimento) con aumenti minimi fissati in 10 mila euro. All’11 di dicembre è stata fissata la prima udienza per verificare le modalità di vendita del terreno e dei pontili. Tutta da affrontare invece la parte del ristoro dei creditori, si parla di un appuntamento in febbraio. Tra questi anche il Consorzio industriale che deve recuperare un’ingente somma dei canoni di affitto non versati.

Dal legno lamellare e il fasciame incrociato di cedro alla realizzazione degli stampi in carbonio, un salto epocale per gli artigiani dell’ex cantiere Alto Adriatico guidati da Giorgio Ferluga e Lorenzo Luxich, veri maestri d’ascia, che dopo aver trasferito il cantiere da una parte all’altra del canale (prima era accanto all’Ocean) si sono fatti abbagliare dal mega progetto del gruppo austriaco che è finito male.

Erano in sei a lavorare in cantiere ancora in giugno, resistevano le lavorazioni di rimessaggio e di riparazione navale, poi se ne sono andati. Luxich e Ferluga, i due maestri, ora lavorano nella zona di Muggia.

A Monfalcone a mantenere gli ultimi saperi dei maestri d’ascia soltanto altri tre artigiani, Odilo Simonit e Paolo Skabar alla guida dello staff del cantiere AA Custom, la nuova realtà che era stata creata 15 anni fa come spin-off dell’Alto Adriatico, e Federico Lenardon “erede” artigiano di Carlo Sciarrelli, che ora lavora come loro dipendente. L’ultimo cantiere dove resiste ancora il sogno delle barche in legno. —

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