Ciarloni adesso sarà dirottato a Tolmezzo

Si aggrava la posizione per l’accoltellatore del ragazzo rumeno. Il terzo uomo rapinò un tassista

Quindici giorni in regime di isolamento, fuori dal contatto con gli altri detenuti, per aver infranto il regolamento carcerario. E la concreta possibilità di essere trasferito nella prigione di massima sicurezza di Tolmezzo, lontano dalla famiglia e distante anche dalle aule giudiziarie dove a breve potrebbe essere chiamato a comparire per rispondere delle accuse. Rischia di costare caro, a Massimiliano Ciarloni, il tentativo di strappare - assieme ad altri due detenuti - il mazzo di chiavi a un agente di polizia penitenziaria, finito all'ospedale per le percosse: ora per lui si profila la possibilità di un doppio processo. Due filoni d'inchiesta distinti, si capisce. Che tuttavia rischiano di allungare, non di poco, la sua permanenza dietro le sbarre. Si aggrava dunque la posizione di Massimiliano Ciarloni, il trentatreenne monfalconese accusato dell'omicidio di Eugen Melinte, il rumeno di 20 anni trafitto a morte da due coltellate dieci giorni fa in via Duca d'Aosta. Dopo i fatti di domenica sera - che secondo il difensore dell'uomo, l'avvocato Riccardo Cattarini, «sono ancora tutti da accertare» -, diventa pertanto in salita il percorso verso il Tribunale del riesame, cui Ciarloni avrebbe dovuto rivolgersi per presentare ricorso contro il mantenimento della custodia cautelare in carcere disposto giovedì dal gip Paola Santangelo in merito al caso Melinte. Il giudice aveva motivato il provvedimento con il possibile pericolo di reiterazione del reato, dal momento che l'uomo avrebbe dato segnale di essere una persona violenta.

Bruno Esposito, rimasto coinvolto nella tentata evasione di domenica pomeriggio, in carcere a Gorizia sta scontando un residuo di pena di poco meno di tre anni. Si tratta della pena definitiva relativa alla rapina del tassista monfalconese Daniele Pilutti, avvenuta nel novembre 2009, in concorso con un altro giovane, in via della Poma, a Monfalcone. Per questo reato, l’operaio 22enne è stato condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi, ridotti a tre in Appello, per i quali ad oggi ha scontato circa un anno e mezzo. A carico di Esposito ci sono inoltre altre condanne definitive per furti o tentati furti. Ma il nome di Esposito è legato in particolare all’arresto del comandante del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia dei carabinieri di Monfalcone, maresciallo Domenico Monagheddu. Il sottufficiale 40enne era rimasto coinvolto, assieme ad altri militari, nell’inchiesta in ordine ai metodi di indagine poco ortodossi, a fronte delle rivelazioni fornite dal giovane, dipendente di una ditta di appalto in Fincantieri.

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