Ciarloni nel super-carcere di Tolmezzo

Dopo sette giorni di isolamento, Massimiliano Ciarloni, il trentatreenne monfalconese accusato dell’omicidio di Eugen Melinte, l’idraulico rumeno di 20 anni accoltellato due settimane fa in via Duca d’Aosta, è stato trasferito dalla casa circondariale di Gorizia al supercarcere di Tolmezzo. Ieri mattina la polizia penitenziaria ha avviato le procedure e verso le 13 il detenuto, scortato dagli agenti, ha lasciato l’istituto di pena di via Barzellini. Due domeniche fa Ciarloni si era reso protagonista, assieme al torturatore di Gretta, Giuseppe Console, e a Bruno Esposito, condannato per rapina e furto, conosciuti entrambi durante il suo breve soggiorno (appena sei giorni) nel carcere di Gorizia, di un tentativo di evasione, a seguito del quale è stato appunto disposto il trasferimento nell’istituto di Tolmezzo, ma in una sezione distaccata da quella per i detenuti in regimi di 41 bis dove è rinchiusa una ventina di uomini appartenenti alla mafia che stanno scontando le loro pene in regime di carcere duro. In passato di lì è passato anche il boss Bernardo Provenzano, mentre dall’ottobre 2010 vi è detenuto Gerlandino Messina, nuovo capo di Cosa Nostra ad Agrigento. A Tolmezzo i detenuti normali, tra cui ora anche Massimiliano Ciarloni, non entreranno mai in contatto con la realtà del 41 bis: tale sezione, oltre a essere isolata rispetto agli altri ambienti, è coordinata pure da un altro direttore. Insomma, due mondi completamente separati.
L’avvocato Riccardo Cattarini, che assiste il trentatreenne monfalconese, così commenta il trasferimento: «Salutiamo il provvedimento con soddisfazione, dal momento che l’impatto con la casa circondariale di Gorizia è stato difficile: in un ambiente più salubre e organizzato può essere che le cose, per il mio assistito, vadano meglio». Di certo si allungheranno i tempi di viaggio (un’oretta in macchina) per i familiari che vorranno farlgi visita. Mente della tentata evasione di due domeniche fa, studiata da giorni, sarebbe Giuseppe Console, 23 anni, uno dei due assassini del triestino Giovanni Noacco, che ha trovato poi la complicità dei monfalconesi Ciarloni, accusato dell’omicidio Melinte, e Bruno Esposito, 23 anni, con alle spalle alcune rapine. Il progetto è andato a vuoto perchè la guardia carceraria presa di mira, pur pesta e dolorante, ha avuto una pronta reazione che ha permesso l’intervento dei colleghi. Su quanto accaduto sono state aperte due indagini, quella amministrativa interna all’istituto e quella penale da parte della Procura della Repubblica di Gorizia coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Salvo. C’è da domandarsi perchè Console e Ciarloni, indagati di un reato gravissimo qual è l’omicidio, siano finiti nella stessa cella. I tre detenuti rischiano ora di dover rispondere di tentata evasione, sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni: un altro processo che va ad aggiungersi a quello per cui si trovano in carcere: omicidio volontario per Console e Ciarloni, furti e rapine per Esposito, che dovrebbe essere trasferito al carcere di Udine. Quanto al trasferiento di Console si attendono disposizioni dal Ministero.
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