Ciriani: Ikea sposti sede legale in regioneConto alla rovescia per l'inaugurazione

I fornitori italiani, una sessantina, coprono l’8% degli acquisti del gruppo: una dozzina sono in Fvg, fra questi Electrolux
TRIESTE
«Siamo una regione a statuto speciale e questo ci consente di anticipare alcuni meccanismi di federalismo fiscale. Proporremo a Ikea, così come facciamo per tutte le altre aziende che operano sul nostro territorio, di spostare da noi la sede legale. O, in alternativa, di fare in modo che una parte delle tasse vengano versate a favore delle nostre casse». A 48 ore dall’inaugurazione del megastore di Villesse, il vicepresidente della Regione, nonché assessore alle Attività produttive, Luca Ciriani, coglie la palla al balzo e si prepara a chiedere all’amministratore delegato di Ikea Italia di non pensare al Friuli Venezia Giulia semplicemente come sede del 16° punto vendita della catena nel nostro Paese.


«Al momento, ad esempio, possiamo modulare una frazione dell’aliquota Irap – spiega Ciriani, entrando più nel dettaglio di come può agire la Regione in termini di fiscalità agevolata. Mentre nel breve-medio termine ci auspichiamo di poter agire in termini più articolati sulla leva fiscale. A nostro avviso per le aziende, e quindi non solo per Ikea Italia, ci sarebbero vantaggi concreti a trasferire qui le rispettive sedi legali. Per questo intendiamo provare a sviluppare un dialogo serio su questo tema».


Ben vengano i posti di lavoro e l’indotto, dunque. Ma se si riuscisse a acquisire una parte del gettito fiscale – dice Ciriani – andrebbe ancora meglio. Quanto al colosso dell’arredamento, è difficile dire che cosa risponderà al vicepresidente della Regione. Mercoledì, a margine dell’inaugurazione della struttura di Villesse, potrebbe già esserci un primo contatto. Di sicuro, Ikea, come tutte le multinazionali, è estremamente attenta alla questione-fiscalità. Al punto che, a dispetto di quanto si crede, il gruppo fondato da Ingvar Kamprad è basato in Olanda, e non in Svezia. La società che governa l’impero del mobile low cost, la Ingka holding, infatti, ha sede a Leiden.


A rivelarlo, un’inchiesta del mensile britannico The Economist del 2006, ripresa dalla rivista Altraeconomia nel febbraio scorso. Si tratta di una scelta dettata con ogni probabilità proprio da ragioni di natura fiscale, alla luce della favorevole legislazione olandese in materia. A controllare, a sua volta, la Ingka holding, poi, c’è un’altra persona giuridica di diritto olandese, la Ingka foundation. Anch’essa, come la controllata prende il nome dalle iniziali del fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad. Ed è olandese, poi, anche la terza società – pilastro della multinazione: è la Inter Ikea System, che detiene la proprietà del marchio e del ”concept” Ikea e che incassa le royalties sulle vendite.


In Italia, la struttura di Ikea è articolata su 5 società. Ikea Italia holding, la capogruppo, alla quale fanno riferimento altre tre società, tutte controllate al 100%: Ikea property (che controlla le proprietà immobiliari, il cui valore si aggira attorno ai 500 milioni di euro), Ikea Distribution (che cura la logistica e i trasporti a favore della rete retail, e serve anche Ikea Austria e Ikea Svizzera) e Ikea Retail (che gestisce i 16 punti vendita sparsi sulla Penisola). Quindi, c’è Ikea Trading Services, che si occupa delle relazioni con i fornitori italiani. Questi sono rappresentati complessivamente da una sessantina di aziende e coprono l’8% degli acquisti totali della multinazionale. Il 19% di queste – ovvero una dozzina – sono del Friuli Venezia Giulia.


Tra queste, la Electrolux di Porcia che fornisce a Ikea gli elettrodomestici da incasso. Le restanti, per buona parte, sono lombarde (39%) o venete (36%). La quota regionale fino allo scorso anno era anche più alta. Essere più precisi è difficile. «Sono informazioni riservate», spiega Valerio Di Bussolo, responsabile delle Relazioni esterne di Ikea Italia.
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