Colibrì, la colonia si divide tra Bordano Marche e Miramare

Nuova ipotesi: nel parco triestino soltanto gli esemplari destinati alla riproduzione. Sistemazione nelle serre nuove

di Gabriella Ziani

Nuovo ribaltone nell’infinita storia che si avvolge e svolge attorno al trasloco della colonia di colibrì a Miramare. È in campo l’ennesima soluzione, che sbaracca in parte le precedenti, dal Centro delle farfalle di Bordano in Friuli al Comune di Matelica nelle Marche che s’era candidato. Sorpresa: i colibrì, quelli capaci di riprodursi, potrebbero restare proprio a Miramare. Si torna dunque alla stazione di partenza.

Ma forse né Bordano (tuttora in attesa di decisioni ufficiali) né Matelica (che aveva avanzato anche un accordo con la Costa che gestisce l’Acquario di Genova per organizzare attività espositive) resteranno senza i preziosi volatili, il cui caso è sul tavolo della Prefettura di Trieste, dove siedono anche l’Avvocatura dello Stato, la Regione, la direzione regionale dei Beni culturali e l’Università di Udine.

In poche parole, la colonia potrebbe smembrarsi. Degli oltre 80 colibrì solo una parte sembra ora destinata a restare a casa. Le serre storiche, su cui pende la denuncia di occupazione abusiva di spazio demaniale (e sotto sfratto esecutivo) dovranno essere liberate, il nuovo posto è stato individuato nelle «serre nuove» del parco. Meno preziose, ma più piccole. Progetti di rifacimento sono già stati elaborati.

A Bordano andrebbe una parte della colonia. Francesco Barbieri, il responsabile scientifico della Casa delle farfalle, dice che per quest’anno non se ne fa nulla: «Settembre è l’ultimo momento per spostare i delicatissimi uccelli, di fronte a questi nuovi scenari ogni cosa è da rideterminare». L’ennesima proroga per la fornitura di acqua e luce (che nessuno paga) però scade il 31 agosto. Secondo le attuali misurazioni fatte predisporre dalla Soprintendenza le serre, per la sopravvivenza degli animaletti, «consumano 8000 litri di acqua al giorno, con un altro grave problema venuto alla luce proprio in questi giorni - dice il soprintendente Luca Caburlotto che ha firmato le ingiunzioni di sfratto -, le serre non sono allacciate alla fognatura del parco, e scaricano le acque reflue nel terreno. “L’anormale apporto idrico - scrive nella sua relazione l’architetto della Soprintendenza Maurizio Anselmi - ha fatto morire i grandi pini ivi a dimora, una pianta è stata tagliata l’anno scorso, altre due sono morte e pericolanti e dovranno essere eliminate per evitare danni a persone e cose. Oltre a queste un ulteriore pino si è schiantato e giace al suolo”». Una situazione drammatica per il patrimonio verde del parco, già assai sofferente.

E mentre sembra prossima la chiusura della fase d’indagini disposte dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi in terreno demaniale (la concessione è scaduta nel 2002 e il ministero dell’Ambiente ha poi tagliato anche i fondi), i tempi si allungano. Gli unici soldi in arrivo sono 200 mila euro del Lotto, assegnati dal ministero dei Beni culturali (oltre al milione per il riassetto del parco) per il restauro delle serre storiche. Soldi ha promesso anche la Regione, ma per il parco, e non per i colibrì. Da qui la nuova proposta: Miramare. «Importante dal punto di vista culturale - afferma Giangiacomo Martines, direttore regionale dei Beni culturali - è stata Margherita Hack, secondo cui Trieste è città della scienza, e un centro di riproduzione dei colibri è ente scientifico, dunque il suo posto è a Trieste».

«Siamo di nuovo in stallo - afferma Piero Susmel, il docente di Alimentazione animale all’Università di Udine consulente del Centro, candidato a subentrare nella gestione -, ma sembra che la soluzione di Miramare possa diventare definitiva». Dopo tante alternanze, qualche dubbio resta.

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