Collio, la guerra del marchio

CORMONS. L’associazione Piccolo Collio sospende la propria attività. Oscurati il sito e il blog, bloccata ogni attività promozionale. Problemi finanziari? No. Esaurimento della fase progettuale? No, anzi. Il bavaglio arriva dal Consorzio tutela vini Collio e Carso che, in forza del decreto legislativo numero 61 del 2010, ha diffidato l’associazione a utilizzare il nome Collio, pur aggiunto all’aggettivo “Piccolo”, per le proprie attività promozionali anche al di fuori del vino. Un primo avviso era giunto a metà settembre, ora è arrivata la diffida vera e propria: «Se entro 10 giorni non si provvederà a modificare l’intestazione della denominazione, il Consorzio doc segnalerà un tanto agli organismi competenti». E sono previste multe salate, botte da 20mila euro. Cifre importanti, che nessuno intende sborsare. E non ci sono neppure risorse per dare il via a vertenza giudiziaria.
All’associazione Piccolo Collio non si ha voglia di parlare: il presidente Edi Keber e Josko Sirk deus ex machina dell’associazione hanno scelto la via del silenzio per non avvelenire ancor di più l’ambiente nell’attesa di un chiarimento che sblocchi la situazione. Intanto il direttivo ha intrapreso l’iter statutario per il cambio del nome. Ma non è solo questione di nome. È in atto una sorta di guerra sul monopolio della promozione nell’ambito del territorio e il Consorzio Collio si fa forte della legislazione che gioca a suo favore. Se fosse solo questione di nome il Piccolo Collio fa sapere che è stato sempre disponibile a cambiarlo, ma quella che non viene accettata dal Consorzio di tutela è la proposta di sedersi attorno a un tavolo per stabilire delle regole sull’uso del nome Collio al di fuori del mondo vino. Che non è solo un marchio doc ma è da secoli il nome che identifica un territorio geograficamente ben delimitato.
L’associazione Piccolo Collio chiede, infatti, che tra i vari enti e associazioni che in provincia si occupano di promozione - Consorzi doc, Consorzio turistico Gorizia e L’Isontino, Pro loco, Antica Contea tanto per citare alcuni - si arrivi a un’azione sinergica con regole precise. Hanno bussato a varie porte, anche istituzionali, ma al di là di vaghe promesse, nessuna azione concreta è mai stata portata avanti.
E allora, gratta gratta, ai più appare che l’azione intrapresa dal Consorzio sia volta a colpire l’operatività del Piccolo Collio che forse dà fastidio a più di qualcuno. Questa associazione, nata nell’inverno del 2009, prima ancora che entrasse in vigore il decreto legislativo numero 61, di strada in tre anni ne ha fatto tanta e si è fatta conoscere in mezzo mondo. E non nella promozione dei vini, che è una minima parte, della propria attività, ma soprattutto per la valorizzazione del territorio sia per quanto riguarda le sue bellezze paesaggistiche che per i suoi prodotti gastronomici. Pensiamo ai prosciutti di D’Osualdo, ai biscotti di Bonelli, ai Formaggi di Zoff o all’aceto di Sirk; ma la promozione esce anche dai confini del Collio per puntare ad altre valide realtà gastronomiche e della ristorazione della provincia e della regione .
E poi l’invenzione delle Vespe gialle che sono diventate un po’ il simbolo del Collio, inteso come territorio, e che la loro fama ha oltrepassato l’Oceano come dimostrano le tre pagine del New York Times dedicate alle peculiarità del Cormonese. E da alcuni giorni una Vespa gialla è stata notata girare per il centro di Vienna.
E di altra promozione del Collio, diciamolo francamente, se ne vede pochina in giro. Anche per i vini, i cui bianchi sono eccezionali, di qualità mondiale, ma il marchio Collio, fuori dai nostri confini, non è conosciuto come si potrebbe invece pensare.
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