Colpo all’Unipol, l’autore è il pusher morto

Presbiteri De Lassis incastrato dal Dna trovato in casa durante le perquisizioni effettuate dopo il ritrovamento del cadavere

È Diego Presbiteri De Lassis, 42 anni - l’uomo trovato cadavere nel canale di scolo di Campalto lo scorso 14 settembre - il bandito che ha messo a segno il colpo da 80mila euro alla filiale Unipol di piazza Oberdan nel pomeriggio del 31 agosto.

A questa conclusione sono arrivati gli investigatori della Squadra mobile. La conferma della notizia, filtrata da ambienti investigativi, è arrivata ieri in tarda mattinata dal procuratore capo Carlo Mastelloni. In una nota si legge che gli investigatori della Squadra mobile avevano «da subito orientato i loro sospetti su Presbiteri sulla base delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza dell’istituto bancario oggetto della rapina».

Successivamente i sospetti sono stati suffragati dai «riscontri decisivi delle perquisizioni effettuate il 14 settembre», a poche ore dal rinvenimento del cadavere nel canale alla periferia di Mestre. Nel corso di queste perquisizioni i poliziotti della Mobile hanno trovato proprio gli abiti che De Lassis aveva indossato nella rapina all’Unipol.

Ma la prova definitiva è arrivata dall’esame del Dna, estratto da una sciarpa che il bandito aveva perso durante il colpo nella banca di piazza Oberdan. Il Dna è stato confrontato con quello del cadavere trovato a Campalto: il risultato ha confermato definitivamente i sospetti. Nessun dubbio. Il bandito era proprio Diego Presbiteri De Lassis, un personaggio, con precedenti per droga, che in passato ha messo a segno svariati colpi in banca. Sia a Trieste, ma anche a Firenze e Verona.

Ma c’è un buco nero nella ricostruzione del colpo messo a segno nel pomeriggio del 31 agosto con troppa apparente facilità, in un luogo centrale di Trieste particolarmente controllato e sorvegliato dalle forze dell’ordine. Il bandito ha agito poco prima dell’orario di chiusura. È entrato coprendosi il volto con una sciarpa (quella che poi ha perso). Si è avvicinato alle casse e ha estratto da una tasca una pistola, non si sa se vera o giocattolo. A quell’ora dentro la banca c’erano solo alcuni cassieri e nessun cliente. Sicuro e determinato, ma soprattutto calmo, si è rivolto agli impiegati intimando di consegnargli il denaro. E ha avuto anche “fortuna”, poiché, anche se il grosso dei soldi non viene mai conservato nelle filiali, è riuscito a farsi dare circa 80mila euro. Poi, con freddezza e tranquillità, è uscito dall’istituto bancario, senza dare troppo nell’occhio, dileguandosi in una delle tante strade che si diramano dalla piazza o magari inforcando uno scooter. Ma forse lì fuori c’era qualcuno, un complice cioè, che lo stava aspettando?

C’è anche un altro mistero da scoprire per i poliziotti della Mobile. È quello dei movimenti del bandito dal momento del colpo, cioè dal 31 agosto, fino ai primi giorni di settembre, il 5 o il 6, data in cui, secondo le ipotesi del medico legale Antonio Cirnelli, è avvenuta la morte, cioè una decina di giorni prima del rinvenimento. Il cadavere è stato infatti trovato il 14 settembre, da un pensionato, che quella mattina stava passeggiando con il suo cane, nel canale di scolo che costeggia via Scantamburlo, strada che porta all’impianto dell’idrovora di Campalto.

Da una prima analisi, sul corpo non sono stati riscontrati evidenti tracce di violenza, con l’eccezione di alcuni segni sul collo. Attribuiti poi a una vecchia ferita riapertasi a causa della lunga permanenza in acqua.

Gli investigatori stanno anche tentando di risalire all’identità delle persone che Diego Presbiteri De Lassis potrebbe aver visto o contattato mentre si trovava a Mestre. Un risultato che gli inquirenti sperano di centrare anche grazie all’analisi del traffico telefonico sul numero di cellulare intestato al triestino. La pista più seguita, al momento, è quella che porta agli spacciatori tunisini che, a Mestre, controllano gran parte del mercato dell’eroina. L’ultima condanna dell’uomo risale in effetti al giugno del 2010: otto anni e dieci mesi dopo essere stato sorpreso con un chilo e 750 grammi di hashish. Il 21 febbraio 2009 a Palmanova era stato fermato dai poliziotti triestini: sotto il sedile della sua Renault Clio aveva appunto un chilo e 750 grammi di hashish.

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