«Come professionista avrei rifiutato la progettazione»
«Come professionista residente a Monfalcone, dico sinceramente che se incaricato avrei rifiutato, perché ritengo inconcepibile sperperare denaro pubblico in un momento in cui non si naviga nell'oro». Parole come pietre (quella della pavimentazione...) sul progetto della riqualificazione del centro cittadino dell’architetto Giancarlo Lupieri, che ha firmato diverse piazze in Friuli Venezia Giulia e non solo. Fischieranno le orecchie ai progettisti, l’architetto Francesco Morena e l’ingegner Edino Valcovich. Con quest’ultimo, nella seconda metà degli anni Ottanta, Lupieri firmò il piano di recupero di Panzano. Lupieri: «Nuovo progetto per piazza della Repubblica? Colonna di San Marco o lampione? Domanderei ai cittadini se questi sono i problemi di Monfalcone o se ce ne sono altri, più seri. Per l'amministrazione comunale priorità assoluta è dare una nuova veste alla piazza con sperpero ingente di denaro pubblico. Non c'è niente di più urgente da fare? Problemi ce ne sono e tanti, ma si preferisce creare uno "specchio per allodole" dove pure rispecchiarsi. Il tutto con denaro pubblico. Mi domando e si domanderanno i cittadini monfalconesi se è ragionevole demolire una pavimentazione realizzata pochi anni fa, tuttora efficiente e costata fior di quattrini, per realizzarne una nuova con nuovo notevole importo di spesa. Domandiamolo ai lavoratori, ai precari, ai cassintegrati, ai disoccupati, a quanti hanno una pensione minima, a chi non sa come sbarcare il lunario. La soluzione progettuale adottata pochi anni fa non è di alto gradimento, ma farne una nuova è uno spreco di denaro, uno schiaffo in faccia a chi paga le tasse. Che dire del progetto. Sinceramente, non me ne vogliano i progettisti, che stimo, non mi piace. Mi sarei aspettato una soluzione più originale, brillante. Mi ricorda una torta e se al centro ci metti il feral la completi. Non mi piace l'aver creato uniformità di colore tra pavimentazioni e facciate degli edifici perimetrali. Un invaso color cipolla. Credo, a mio parere, più corretto operare per contrasto e scegliere una pietra grigio chiara come l'esistente che ricordi il Carso e la bora che scende dalla Rocca. Una pietra locale quindi o se preferibile leggermente più cada la piasentina. Usare un solo materiale differenziato per tipo di lavorazione del piano di calpestio è senza senso. Per quanto riguarda il biscotto caro a tanti monfalconesi e che pure io ricordo già bambino quando, seduto sulla gradinata posta davanti all'attuale farmacia, ho visto sfrecciare sui pattini a rotelle il romano Venanzi e altri campioni, si può ricordare su unico piano, ma con cordolo come l'originale. Oppure segnalo con una fascia perimetrale costituita da materiale diverso, come ciottoli dell'Isonzo. Poi se non si vuole rinunciare al pilo o feral, direi di collocare il pilo con il leone di San Marco al centro della piazza con alla base un rosone in ciottoli. Il feral in piazzetta. O, saggio, dimenticare entrambi e pensare ad un monumento che rappresenti il mondo del lavoro? Per quanto riguarda il lato sud, dato che un tempo era chiuso da fabbricati, allungherei il vialetto alberato fino a via Duca D'Aosta con a fianco verso la strada la grande aiuola fiorita. A nord delimitare con un cordolo o una seduta in blocchi di marmo e con ampia aperta a collegare la scalinata con un attraversamento stradale lastricato in pietra. Bene le aree verdi dal Duomo alla piazza, purché vengano collocate panchine per anziani e scivoli, altalene, dondoli per bambini, di ogni colore, e non cartelli con su scritto "vietato calpestare l'erba". Un'area verde senza il vocio dei bambini è un'opera morta. Da non dimenticare in piazza la presenza di un edificio fuori dal coro (ex negozio Soranzio). Bisognerebbe progettare una nuova facciata o riproporre quella originale».
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