Un nuovo corteo a Gradisca per dire “no” al Cpr
L’iniziativa è fissata per sabato 17 maggio con ritrovo alle 13: «Quel centro è una ferita aperta nel cuore della democrazia»

Gradisca si rimette in corteo per dire no al Cpr: un nuovo corteo attraverserà le vie della città per chiedere, ancora una volta, la chiusura del Centro di Permanenza per i Rimpatri. L’iniziativa, presentata alla Casa del Popolo di piazza Unità dalle forze politiche promotrici, è prevista per sabato 17 maggio: ritrovo alle 13 in viale Max Fabiani (Spianata) e partenza alle 14. A promuoverla, in particolare, sono Rifondazione Comunista, Movimento Cinque Stelle, Borghi per la Fortezza e Possibile Fvg con l’adesione di numerose altre realtà associative e politiche.
«Il Cpr è una ferita aperta nel cuore della democrazia – denunciano queste forze politiche –, è un luogo dove la dignità umana è stata calpestata da troppo tempo». Negli ultimi dieci anni, il centro di Gradisca è stato teatro di morti, suicidi, rivolte, denunce di gravi violazioni dei diritti fondamentali. Dal 2013 si contano almeno quattro persone decedute, due delle quali si sono tolte la vita. Altri due decessi sono avvenuti in circostanze tuttora poco chiare.
In più occasioni, la struttura è stata oggetto di chiusure parziali, poi seguite da nuove riaperture, spesso accompagnate da tensioni fra trattenuti e forze dell’ordine. I problemi strutturali e sistemici del centro sono ben noti: sovraffollamento, degrado igienico, isolamento, sofferenza psicologica, carenza di trasparenza, ostacoli all’accesso alla difesa legale e detenzione prolungata in attesa di rimpatrio sono alcune delle criticità da anni denunciate pure da istituzioni europee.
«Il Cpr – sostengono gli organizzatori – è un luogo incompatibile con i principi di umanità e con il rispetto dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione». Nel corso di un incontro sono allora intervenuti i rappresentanti dei quattro soggetti promotori. Antonello Marega (Rifondazione Comunista) ha auspicato che «partiti, associazioni e società civile uniscano le forze per arrivare, anche con il coinvolgimento del governo regionale, alla chiusura del centro. Gradisca ha già dato tanto, troppo, a causa di questa Guantánamo italiana. Questi centri vanno chiusi, non solo qui, ma ovunque. Cambiano i nomi, ma resta l’assenza di rispetto per i diritti. Invitiamo anche chi ha raccolto firme per la chiusura a partecipare».
Ada Blasini (Borghi per la Fortezza) ha sottolineato l’ampiezza dell’appello: «La manifestazione è aperta a chiunque tenga a questo tema. Le sensibilità possono essere diverse, ma la città deve rispondere a ciò che accade, a chi ci lavora e a chi vi è trattenuto». Per Alessia Facchin (Possibile), è importante esserci indipendentemente dagli schieramenti: «Qualsiasi fronte politico e qualsiasi cittadino devono essere presenti per non assecondare più la logica della segregazione, della paura e della sospensione dei diritti». Ilaria Dal Zovo, ex consigliera regionale ed esponente del Movimento 5 Stelle, ha ricordato la sua visita al centro: «Sappiamo che angoscia si respira là dentro. Non è una questione politica, è una questione di diritti umani. E la vastità delle adesioni lo dimostra».
Il corteo seguirà un percorso che, partendo dal cuore della città, in viale Max Fabiani, attraverserà via Garibaldi, via Aquileia e via Borgo Santa Maria Maddalena, per concludersi davanti all’ingresso del Cpr di via Udine. «Vogliamo che sia una manifestazione pacifica, non violenta, ma determinata». Fra le prime adesioni, Centro Balducci Zugliano, Ics consorzio italiano di solidarietà, Alleanza Verdi sinistra, Arci, Anpi provinciale, Usb Fvg, Open Fvg, Patto per le Autonomie, le civiche di opposizione del centrosinistra gradiscano, liste e partiti di centrosinistra dei comuni vicini, i circoli Italia-Cuba di Pordenone e Trieste, il Partito Democratico di Gradisca d’Isonzo.
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