Comune, «Stop al titino» ma la sinistra blinda Furlanic
Barricate del centrodestra sull’esponente della Fds che incassa 23 voti e guiderà l’aula
Il buongiorno si è visto dalla sera. Quella del primo Consiglio comunale dell’era Cosolini, che ha eletto presidente d’aula il rifondarolo Iztok Furlanic. Da una parte una maggioranza imbottita di matricole silenziose e a tratti spaesate. Dall’altra, eccezion fatta per i due grillini Menis e Patuanelli, un manipolo di ripetenti pronti a marcare il territorio. Il coltello, d’altronde, l’opposizione se lo ritrova tra i denti. Consumate infatti le prime liturgie - l’appello, l’inno di Mameli cui rendono onore anche i padani Fedriga e De Gioia, nonché il giuramento di Cosolini - arriva il momento dell’elezione del presidente dell’aula, la seconda carica istituzionale della città. E qui - come era nell’aria alla luce dell’esclusione della Federazione della sinistra dalla squadra di “governo” - ecco che dal Pd Stefano Ukmar, parlando a nome del centrosinistra tutto, propone Iztok Furlanic, il 33enne segretario di Rifondazione comunista. «La sua elezione - dice Ukmar - permetterebbe anche l’introduzione di un elemento di novità, la presenza come presidente di un componente della comunità slovena». Apriti cielo. Il centrodestra si riscopre molto meno diviso. Unito, anzi, contro il «nostalgico titino», per dirla alla Paolo Rovis quando il dibattito si scalda. Già, perché - sostengono dai banchi della neo-opposizione - nulla osta che uno della minoranza comandi l’assemblea («lo faccia Igor Svab», stuzzica Piero Camber). E nulla osta nemmeno che sia uno spirito goliardico, al punto da essersi presentato vestito da cowboy quando si discuteva di pistole ai vigili. Ma a farlo, il presidente del Consiglio, non dev’essere uno che ha un curriculum da integralista della falce e martello. A Trieste, poi. A Trieste! E il clima si fa rovente. A dare il “la” alla raffica di interventi anti-Furlanic è il gruppetto dei consumati consiglieri del Pdl, che sul candidato della maggioranza hanno preparato un dossier: ricordano, tanto per citarne alcune, quando disse che «la giornata del ricordo è diventata giornata della propaganda fascista», quando propose uno stanziamento da un milione «per riesumare le salme della Foiba di Basovizza e poterle contare», quando chiese al Consiglio di «commemorare il maresciallo Tito a 30 anni dalla morte», quando polemizzò col vescovo Crepaldi sostenendo che il Vaticano doveva cominciare «a pagare l’Ici». E che dire poi del profilo facebook “Trst je nas”, dove c’è la sua mano? «Cose che - l’ironia di Michele Lobianco - le mie italiche corde vocali non riescono a pronunciare». «Niente di personale - mettono le mani avanti tutti - ma uno così non ha le caratteristiche per rappresentare l’intero Consiglio comunale e la città tutta», come insistono Rovis, Bucci, Giacomelli e Bertoli. «Chiedo al sindaco - così Max Fedriga - di non mercificare una figura istituzionale con le logiche spartitorie». «Una cambiale politica», tuona Franco Bandelli. Dall’altra parte il silenzio. Poi Cosolini prende in mano la situazione: «Sono sicuro che Furlanic saprà interpretare la funzione di equilibrio e imparzialità richiesta, nell’interesse supremo di questa istituzione». La chiosa del diretto interessato: «Chiedo di non giudicarmi a priori, ma per quello che farò come presidente. Mi dimetterò subito da segretario di partito». Si vota. Dei 39 presenti Furlanic prende 23 sì, quelli del centrosinistra meno il suo (lui si astiene). All’opposizione in 11 neppure partecipano. Tre preferenze vanno a Stefano Patuanelli: sono del collega Paolo Menis e del duo di Un’altra Trieste Bandelli-Rosolen. Più tardi si elegge il vice: è Alessandro Carmi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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