Comunità ebraica, si amplia il museo di via del Monte

Domenica saranno aperte al pubblico le nuove sale espositive: raccontano volti e storie di una presenza economica e culturale che ha segnato la città
Di Claudio Ernè

Più vasto, inteso come spazi; più dettagliato nell'esposizione di notizie e immagini finora rimaste ai margini del grande fiume della cultura ebraica. Si rinnova e si amplia l'offerta del Museo Carlo e Vera Wagner in cui sono custodite le memorie e la storia della Comunità ebraica. Domenica alle 17 verranno aperte al pubblico in via del Monte le nuove sale di esposizione che rappresentano la prima tranche di un progetto più ampio che entro un paio d'anni dovrebbe concludersi mettendo a disposizione di ricercatori e studenti una biblioteca, un archivio e un centro studi collegato all'Università di Trieste. Il museo crescerà di dimensioni e oltre agli attuali due piani ne occuperà un terzo.

L'inaugurazione di domenica fa parte delle manifestazioni della Giornata europea della cultura ebraica in cui un adeguato spazio viene dedicato, a Trieste, alla poetessa Rachel Luzzatto Morpurgo. "Donna sapiens, la figura femminile nell'ebraismo". Ne parlerà Umberto Piperno, già rabbino capo della Comunità triestina che alla poetessa ha dedicato uno studio intitolato "La cetra di Rachel, un caso letterario nell'Ottocento triestino". Nata nel 1790 e scomparsa a 81 anni, Rachel Luzzato Morpurgo rappresenta un caso letterario - scrive il rabbino - «nell'oscuro, panorama ebraico europeo dell'epoca, ove la cultura era riservata agli uomini». Gran parte delle sue poesie furono pubblicate postume nel 1890 e il merito di questa iniziativa va ascritto al rabbino Vittorio Castiglioni, triestino, professore di matematica e pedagogista. Dal 1903 al 1911 fu rabbino capo di Roma, all'epoca del mandato del sindaco Ernesto Nathan Rogers, repubblicano mazziniano, laico e Gran maestro del Grande Oriente d'Italia.

Ma ritorniamo a via del Monte. Nelle rinnovate vetrine verranno esposti i ritratti e i profili biografici di appartenenti alla Comunità che si sono messi in evidenza a Trieste a partire dal ’700. Tra i nomi Benedetto Frizzi, medico, ingegnere e matematico; Shmuel David Luzzatto, docente per oltre trent’anni di storia letteratura e filosofia al collegio rabbinico di Roma; Shaul Formigini, medico. Particolarmente nutrita la sezione dedicata ai pittori: si parte da Isidoro Grunhut per approdare a Gino Parin, Vittorio Bolaffio, Arturo Nathan, Giorgio Settala, Lia Levi, Amalia Goldmann Besso, Otty Flaschner Stock e Sergio Kostoris.

Tra gli scrittori e poeti, non possono non essere citati Italo Svevo, Umberto Saba e Giorgio Voghera ai quali si affiancano le scrittrici Alma Morpurgo e Gemma Volli. Si potrebbe continuare a lungo in un’enumerazione che è il segno della significativa presenza e importanza della Comunità ebraica a Trieste. I nomi di Edoardo Weiss, Doro Levi, Bruno Picherle, Bobi Bazlen, Leo Castelli, Ferruccio Folker, Giulio Ascoli, Evelina Ravis, hanno segnato la storia anche recente della città così come la segnò un secolo fa l'inaugurazione del Tempio di piazza Giotti. È la più grande sinagoga dell'Europa occidentale e le sue dimensioni raccontano quale fosse il ruolo sociale e politico raggiunto dalla Comunità ebraica triestina. All'epoca a Trieste vivevano, lavoravano, studiavano e pregavano seimila ebrei, impegnati in ogni settore dell'economia e della cultura. Ora con l'emersione nel museo dei nomi di chi, guardando al Tempio e alla tradizione, si distinse per capacità, ingegno, umanità e scienza, questo ruolo della Comunità viene ribadito, valorizzato, reso esplicito.

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