Comunità istriana al voto Biloslavo contro Braico

L’associazione delle Comunità istriane, la più antica e tra le più rappresentative realtà triestine degli Esuli, voterà oggi il suo nuovo presidente. Dopo dieci anni (due mandati e mezzo) di Lorenzo Rovis, si presenteranno all’assemblea generale i due candidati Franco Biloslavo e Manuel Braico: una prova di rinnovamento per un’associazione che deve confrontarsi con avvenimenti complessi come l’ingresso croato nell’Ue e il progressivo assottigliamento dei ranghi della prima generazione degli esuli.
Rovis lascia l’incarico con la certezza di aver accumulato un patrimonio che non verrà perduto: «La mia attività cessa per motivi statutari. Avremmo potuto cambiare le nostre regole, ma visto che ci sono membri del direttivo pronti a prendere le redini mi è sembrato giusto lasciare».
Secondo Rovis «i due candidati sono giovani e in sintonia con il lavoro fatto finora. Un’attività basata sulla memoria di quanto avvenuto, ma anche sul non esasperare toni e contrasti, e soprattutto sul comune amore per la terra istriana».
Biloslavo, 59 anni a maggio, è coordinatore dell’ufficio progetti in Fincantieri. Segretario della Comunità di Piemonte d’Istria dal 2000, da allora siede nel consiglio direttivo. «Il mio programma si chiama “Rigenerazione” - dice - perché fino a ora ho guardato al futuro e intendo farlo ancora. Il mandato del presidente si chiuderà nel 2017, a 70 anni dal trattato di pace: è evidente che il mondo è cambiato, dobbiamo pensare a qualcosa di nuovo, capace di coinvolgere le nuove generazioni».
Da qui un programma di attività con le scuole e di contatti con le realtà degli italiani in Istria: «Nel rispetto delle sensibilità di tutti, è importante essere presenti con la nostra storia nella nostra terra». Importante per Biloslavo il ruolo del Web nel connettere comunità fino a ora lontanissime.
Braico, 54 anni, è responsabile dell’area cokeria della Ferriera di Servola. È attivo nell’associazione, con vari incarichi, dal 1979: «Sono nato nel campo profughi di Padriciano - sottolinea -, ho provato sulla mia pelle il significato dell’esodo. Ora l’allargamento dell’Ue apre nuove speranze per un riavvicinamento dei nostri anziani alle proprie terre. E se le singole Comunità che compongono l’associazione vorranno stringere un rapporto con chi è rimasto, sarà una cosa da valorizzare».
Secondo Braico l’apertura dovrà esserci, seppur cauta: «Non possiamo dimenticare quanto successo. Non possiamo però nemmeno piangerci addosso: dobbiamo invece valorizzare la nostra storia: dovremo quindi impegnarci per una seria legge sui beni abbandonati, porre rimedio ai documenti degli esuli che ancora portano la dicitura “Jugoslavia” e lavorare per il museo dell’Irci».
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