Con 300 alberi piantati sul rettangolo di gioco lo stadio di Klagenfurt si trasforma in foresta

KLAGENFURT. Trent’anni fa il pittore austriaco Max Peintner (oggi 82enne) fece un disegno inquietante: una foresta all’interno di uno stadio sportivo. Gli alberi apparivano imprigionati da quelle gradinate ellittiche e al tempo stesso protette. Peinter intitolò l’opera “L’infinito fascino della natura”, quasi presago delle minacce incombenti sulla natura. Tre decenni dopo, Klaus Littmann, mediatore culturale svizzero, affascinato da quel disegno, ha pensato di tradurlo in realtà. Mentre bruciano le foreste in Amazzonia e in Australia, con quasi 300 alberi Littmann è riuscito a ricostruire la foresta di Peintner nello stadio di calcio di Klagenfurt e lanciare così un grido di allarme ambientale a quanti verranno a visitarlo o ne sentiranno parlare.
Littmann ha potuto farlo perché lo stadio di Klagenfurt non viene quasi mai utilizzato. È una delle costose bizzarrie di Jörg Haider, l’allora governatore che lo volle fortissimamente, benché la Carinzia non avesse tradizioni calcistiche né vi fosse una squadra di prima serie. Sovradimensionato per le esigenze del Land (32. 000 posti a sedere), costò 85 milioni (in seguito lievitati a 100).
Doveva servire ai Campionati europei di calcio del 2008. Ma, disputate le tre sole partite in calendario, rimase chiuso. Haider offrì ospitalità all’Udinese quando era ancora aperto il contenzioso tra la società bianconera e il Comune e non si avevano certezze sull’agibilità dello stadio friulano. L’Udinese declinò l’offerta, forse non proprio gratuita.
E così per mesi e anni lo stadio è rimasto per gran parte dei giorni inutilizzato, salvo qualche amichevole tra squadre straniere in ritiro in Carinzia, alcuni concerti e qualche partita di hockey su una pista di ghiaccio provvisoria. Location ideale, quindi, per l’installazione di Littmann; l’intera superficie del campo di gioco è stata trasformata in un bosco, piantato su un terrapieno realizzato in modo da non danneggiare troppo la superficie erbosa sottostante. Littmann ha impiegato anni per realizzare il suo sogno.
Uno degli ultimi ostacoli è stato convincere gli amministratori pubblici di Klagenfurt ad accettare un’idea che eufemisticamente si potrebbe definire quanto meno strana. Le ragioni che li hanno convinti a dare il loro consenso sono sostanzialmente due. La prima: non ci saranno spese per il Comune e per il Land, perché l’installazione (del costo stimato in 2 milioni) è stata interamente finanziata da sponsor, comprese le garanzie per il ripristino del tappeto erboso quando si tornerà a giocare al pallone.
La seconda: segretamente si confida nell’«effetto Christo». Si spera cioè che il bosco nello stadio susciti la stessa curiosità e richiami le stesse folle di visitatori accorse per i palazzi fasciati dall’artista statunitense o per la sua passerella galleggiante sul lago d’Iseo. Forse il bosco di Littmann non farà muovere folle, ma sicuramente ha suscitato grande curiosità: alla presentazione hanno partecipato oltre cento giornalisti austriaci e stranieri.
L’installazione si intitola “For forest” e in effetti dà l’impressione di una foresta, perché nel campo di calcio sono stati piantati per l’esattezza 299 alberi. La scelta delle essenze arboree e la loro collocazione nel rettangolo di gioco sono parte di un progetto dall’architetto paesaggista svizzero Enzo Enea. Faggi, ciliegi, aceri, tigli, betulle, ontani, pioppi, carpini, querce e conifere: La scelta è avvenuta tenendo conto del ciclo vitale delle piante, in modo che l’ingiallimento delle foglie e la loro caduta offra ogni giorno uno spettacolo cromatico diverso. Il bosco nello stadio può essere visitato ogni giorno, dalle 10 alle 22, fino al 27 ottobre (ingresso gratuito). Poi gli alberi saranno rimossi e ricollocati in un’area pubblica vicina, divenendo così una “scultura forestale” permanente.
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