«Con il Punto franco decollerà l’industria»
Non solo riforma dei porti. Al dibattito di ieri, al quale oltre a Serracchiani, Cosolini e D’Agostino, hanno partecipato anche Enrico Samer, uno dei principali operatori dello scalo triestino, presidente della Samer&c. shipping, e Rodolfo Flebus presidente di Cesped società di spedizioni internazionali, si è discusso anche del “boom” dello scalo triestino. È emerso infatti come il nostro porto sia in crescita, al di là dei numeri talora fluttuanti di alcune categorie di traffici quali ad esempio i container, e come in particolare stia portando nuova occupazione. D’Agostino ha stimato che nell’ultimo anno sono stati creati o stabilizzati un centinaio di posti di lavoro in particolare con l’ampliamento dei ranghi di Adriafer, società partecipata dell’Authority che dal primo febbraio esegue sia la manovra primaria che quella secondaria su tutti i treni in arrrivo e in partenza, e con la creazione dell’Agenzia del lavoro che ha assorbito i lavoratori della Minerva che alcuni anni fa aveva preso in affitto il contratto della Compagnia portuale finita in liquidazione e ha integrato nei propri ranghi anche quasi tutti i lavoratori dell'impresa Deltauno che a propria volta li aveva rilevati dal fallimento di quella che era la più grossa tra le cooperative che operavano in porto, la Primavera.
Le prospettive di sviluppo sono molte e in direzioni diverse. Enrico Samer le ha identificate soprattutto nel porto industriale anche grazie al collocamento di un’area di Punto franco sul Canale navigabile. «Già ora - ha specificato - Trieste può considerarsi il principale terminal dell’Adriatico per quanto riguarda i trasporti di impiantistica e l’heavy lifting (cioé i trasporti pesanti)» e ha svelato un incontro avuto in mattinata con emissari del colosso friulano della Danieli che aprono nuove opportunità. Questo tipo di traffici si svolge oggi al terminal della Frigomar «che se avesse potenziato prima le proprie infrastrutture - ha specificato - avrebbe potuto ospitare l’assemblaggio di gru che invece sono state allestite a Spalato o addirittura nei porti spagnoli». Una serie di lavorazioni possono venir effettuate direttamente in banchina «e le industrie possono trarre vantaggio da questo - ha aggiunto Samer - ma con gli sgravi possibili grazie al Punto franco molte saranno le lavorazioni fattibili con taglio di costi e le prime ad avvantaggiarsi di ciò potrebbe essere le industrie del Friuli». «La richiesta di coordinarsi e di avere una regia che possa dare gli indirizzi viene dalle stesse aziende - ha osservato Flebus - sebbene non si possa negare che anche in Friuli persiste uno spirito provincialistico. Un percorso di aggregazione è però partito proprio dal settore dell’autotrasporto - ha aggiunto - e la ripresa si comincia percepire con una certa chiarezza». «Il porto di Trieste si candida ad essere il perno anche industriale di un territorio ampio - ha concluso il sindaco Cosolini - ma è l’intera città che deve ricominciare a essere motore di sviluppo economico». (s.m)
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