«Con la mia scrittura riporto Cormons negli anni Settanta»

Giorgio Felcaro presenta a palazzo Locatelli “Un giorno da inventare” Il libro racconta un Collio ormai lontano e quasi del tutto sconosciuto 
Cormons, 24/03/2019 - Giorgio Felcaro, scrittore - Foto Luca A. d'Agostino/Phocus Agency © 2019
Cormons, 24/03/2019 - Giorgio Felcaro, scrittore - Foto Luca A. d'Agostino/Phocus Agency © 2019

la storia



Un tuffo nella Cormons degli anni ’70, quando al parco giochi del Foro Boario c’era ancora la locomotiva e i ragazzi d’estate potevano fare il bagno nello Judrio ancora balneabile. Sono queste alcune delle ambientazioni del romanzo “Un giorno da inventare” (Albe edizioni, presentazione oggi alle 18.30 in sala civica) il cui autore è un cormonese doc: Giorgio Felcaro, classe 1961, nel libro parla di emozioni vissute da giovanissimo proprio nella sua città.

Il racconto, infatti, si svolge nel 1975, «un anno in cui le macchine fotografiche erano ancora una rarità, tanto che spesso quando ci troviamo tra amici notiamo come immagini dell’epoca non ne abbiamo – sottolinea l’autore – perché a quel tempo non si usava fare fotografie. Tutto in questo senso cambiò negli anni successivi, dal terremoto del 1976 in poi». Le immagini dell’epoca, però, Giorgio Felcaro le ha ben impresse nella mente ugualmente, anche senza che ci siano molti scatti con cui poterle rimembrare: «Il mio libro parla sostanzialmente di un gruppo di ragazzini che decide di partire in bicicletta da Cormons per andare a far visita alla nonna di uno di loro a Tramonti di Mezzo, oltre Sequals: è una sorta di romanzo di formazione, basato su una storia vera, nel quale c’è tutto l’entusiasmo di un gruppo di adolescenti cormonesi dell’epoca».

E proprio la città di cui è originario Felcaro, che nella vita di tutti i giorni fa il ragioniere («mai avrei pensato di dare alle stampe un libro fino a quando non mi sono imbattuto in un corso di scrittura creativa a Udine guidato dalla poetessa Lucia Gazzino», sottolinea l’autore), fa da sfondo a molte pagine del libro: «Non è comunque un’opera ambientata interamente a Cormons – specifica Felcaro –, in mente però ne ho un’altra, e quella si svolgerebbe nella mia città. Vediamo come andrà questo primo romanzo, nel caso in cui andasse bene c’è l’intenzione di pubblicare appunto questa seconda storia. Certo è che anche in “Un giorno da inventare” c’è molto della Cormons degli anni’70: il Foro Boario, ad esempio, che noi chiamavamo Campament, dove i ragazzi si radunavano. Si pensi che della mia classe, il 1961, siamo in 160 a Cormons. Quando andava male, al parco del Foro Boario c’era sempre almeno una cinquantina di ragazzi della mia età nei pomeriggi passati all’aria aperta a giocare a carte sulle panchine, e sullo sfondo c’era sempre la locomotiva che tante persone della mia generazione ricorderanno».

Il racconto però nasce da un altro luogo simbolo di Cormons che nel tempo è cambiato: «I protagonisti accendono un fuoco sulle rive del fiume Judrio – sottolinea Felcaro – perché all’epoca era un’usanza: la sera ci si radunava vicino al corso d’acqua, allora balneabile, e prima di un tuffo si stava in compagnia. Il libro è uno spaccato sull’amicizia e sugli anni dell’adolescenza, in un mondo che non c’è più: i ragazzini del romanzo, che hanno 14 anni o anche meno, ottengono dai genitori il permesso di recarsi in bicicletta fino a Tramonti di Mezzo, a 200 chilometri di distanza da Cormons. Chi, oggi, darebbe l’ok affinché il proprio figlio quattordicenne affronti una distanza simile?». –



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