Con la Trf la musica indie-rock può aiutare i bimbi malati di cancro

Un’associazione nata grazie alla band Imagine Dragons I responsabili italiani: «Cerchiamo fondi per le famiglie»

«Ci sono molte persone che vorrebbero fare qualcosa ma che non hanno il coraggio di farlo», dice Vania Belli, referente della Tyler Robinson Foundation in Italia. La TRF è un'associazione benefica americana, nata grazie alla indie-rock band Imagine Dragons, con l'intento di limitare le spese mediche dei bambini affetti dal cancro.

Si tratta un progetto mirato a iniziative di beneficenza legato alla musica, un messaggio che può essere recepito da tutti i giorvani proprio in virtù della forza comunicativa della musica.

Vania, tu e tua figlia Martina siete le esponenti della Tyler Robinson Foundation in Italia. Come vi siete avvicinate alla fondazione?

«Tutto è cominciato - risponde Vania Belli - dopo il concerto degli Imagine Dragons a Padova nel novembre 2013, mia figlia Martina aprì la pagina Imagine Dragons Italia un mese dopo: in quattro mesi aveva già 2000 mipiace! Mentre la pagina continuava a crescere, mi venne l'idea di contattare la TRF per "pubblicizzarla" in Italia. L'avevo fatto per gioco, e rimasi sorpresa quando Jesse, il fratello di Tyler, mi rispose quasi subito; era contento e allo stesso tempo sorpreso che l'associazione fosse arrivata in Europa! Ci diede carta bianca su come organizzare gli incontri, ricordandoci che era più importante diffondere la TRF che raccogliere i soldi. A gennaio ho creato un piccolo gruppo di volontari dove stiamo mettendo su idee per ricavare fondi che poi daremo direttamente alla fondazione».

In questi due anni avete organizzato due incontri per la TRF, uno a Roma e uno a Firenze:…

«Sì, esatto. Per organizzare l'incontro a Roma abbiamo impiegato quasi un anno: per trovare il posto, ci siamo fatte aiutare da amici romani, da "Radio Stonata", che poi è venuta all'evento per registrare la diretta, e infine abbiamo chiesto di venire ad animare la serata ad amici e conoscenti che suonano in una band. Il viaggio fino a Roma ce lo siamo pagate da sole organizzando lotterie e facendo pubblicità. La serata è stata un successone e ci ha permesso di organizzare il secondo evento, questa volta a Firenze, l'anno scorso. In quel caso è stata l'Hard Rock Caffè di Firenze a contattarci direttamente chiedendoci di organizzare una serata nel locale. Era sempre a scopo benefico e tutto il guadagno è andato alla vendita delle magliette degli Imagine Dragons HRC. In entrambi i casi, siamo molto contente di quello che abbiamo fatto!».

Poi a settembre avete partecipato al Gran Galà a Las Vegas, dove avete anche incontrato la band e l'intero staff della fondazione…

«Sì! Quando ci è stato comunicato eravamo allibite! non c'è lo aspettavamo proprio».

Torniamo alla TRF. Quali obbiettivi si sono posti di raggiungere?

«L'obbiettivo principale è dare aiuti finanziari alle famiglie con bambini ammalati di cancro, dato che in America gli ospedali non sono gratuiti. Lo scorso febbraio, grazie ai soldi guadagnati, è stata inaugurata, nell'ospedale di Las Vegas, una stanza per accogliere le famiglie mentre i figli sono in terapia, per esempio. Oppure lo scorso settembre avevano selezionato alcune famiglie bisognose, e Jesse le ha raggiunte in bicicletta consegnando loro un assegno per pagare le spese».

Bisogna però ricordare che tutto parte dagli Imagine Dragons.

«Sono persone fantastiche! Sono molto attive nel sociale e danno sempre una mano quando c'è n'è bisogno».

Qualche esempio?

«Il leader Dan Reynolds è andato a visitare un campo profughi in Germania mentre erano in tournée lì. Quando si sono esibiti in Italia, hanno incontrato una loro fan in sedia rotelle; lei ha lasciato loro una lettera e poi la band l'ha seguita su Twitter, dove si staranno tenendo in contatto».

Cosa ti sta dando di più questa esperienza?

«In questi mesi ho capito che è importante fare del bene per gli altri: è come dire grazie! Vorrei che quello che l'associazione e noi facciamo sia d'esempio per gli altri: Non è necessario fare miracoli: anche la più piccola cosa fatta bene e con impegno può essere d'esempio. Se non provi, come fai a sapere se ti verrà bene una cosa?»

Silvia Kasperkovitz

III CL Liceo Sc. Umane

"Slataper"

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