Concordia et Pax: «Verità e giustizia su quei fatti storici»
L’intervento
«I primi giorni di maggio, per Gorizia e anche altre località, rappresentano giornate dedicate alla memoria, segnate da dolori e fratture, soprattutto da silenzi ancora in attesa di una risposta dal lontano 1945. Un tempo di insopportabile dolore e di mai ricomposte lacerazioni che, puntualmente, corrono il rischio di essere rinnovate anche con strumentalizzazioni e memorie irrispettose».
A prendere posizione è Franco Miccoli di Concordia et Pax, l’associazione italo-slovena che da oltre trenta anni è impegnata a leggere insieme avvenimenti e situazioni dove nel secolo scorso si sono manifestate violenze, delitti, ingiustizie e morti. «Gli eventi di 64 anni fa, sintetizzati nell’espressione abusata di foibe, come del resto tanti altri eventi dolorosi, rischiano di enfatizzare una reazione per una memoria che proprio perché è molteplice, mai potrà essere una memoria unitaria. Troppe sono le differenze, le tentazioni di revisionismi, le volontà distruttive: una celebrazione della memoria, per essere tale, ha bisogno invece che la ricerca della verità sia sempre aperta al dubbio e all’esame critico; ha bisogno di una opera di svelenimento delle violenze del tempo e della messa da parte di ogni tentazione punitiva e o vendicatrice; ha bisogno di un allargamento della visione storica e memorialistica per assumere un atteggiamento condiviso di compartecipazione commossa e intensa al tanto dolore provocato e alla giustizia inferta».
Continua Miccoli: «In una parola, senza pretendere che giustizia e misericordia immediatamente si integrino e si accompagnino, occorre che emerga con forza quella dimensione di umana comprensione e accettazione che è l’unica piattaforme possibile, perché comune e condivisa. Gli avvenimenti del 1945 allora sono l’occasione per fare memoria delle vittime di ogni infoibamento, per crescere nella comprensione e aumentare nella compassione. Poi, anche, di accettazione dei criteri storici predisposti dai tecnici per leggere i fatti storici».
«Infine, dentro agli ultimi polemici atteggiamenti si deve constatare che competenza e fiducia vanno rinnovate a quanti si adoperano per liberarci da pregiudizi, opzioni pseudo storiche, superficialità e ideologismi deleteri. In questo senso anche il lavoro degli storici va richiesto ed accolto: confrontarsi non significa mai pretendere di mettersi sullo stesso piano o accusare, sulla base di un preconcetto, di partigianeria. Peggio ancora, rimestare nel torbido per mere ragioni elettoralistiche. Sostenere la propria visione memorialistica, infine, non deve consentire ad alcuno di prevalere sugli altri in una tenzone che è solo violenta e lascia prevedere conseguenze nefande».
Miccoli conclude il suo intervento sottolineando con forza che “Concordia et pax” non ha niente da insegnare ma «lontano da ogni irenismo e superficialità» desidera ribadire «la positività di una strada che sicuramente potrà approdare ad un risultato finale: far combaciare sempre di più giustizia e misericordia, diritti e doveri, verità e amore, conversione e perdono». —
Fra.Fa.
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