Concorso bloccato in piena emergenza. Gli specializzandi di Medicina: «Fateci andare in corsia»

TRIESTE Il concorso nazionale per i medici specializzandi, quelli freschi di abilitazione, è bloccato ormai da mesi a causa dei ricorsi: ciò significa che 14 mila giovani dottori non possono prendere il loro posto in corsia nel pieno della seconda ondata pandemica. Il discorso vale anche per il Friuli Venezia Giulia, dove sono circa 500 gli specializzandi in attesa di sapere a quale reparto saranno assegnati, magari in un’altra regione.
E vale anche per il sistema sanitario: solo in Asugi sono 193 i posti destinati ai vincitori del concorso.
Mentre gli atenei della regione chiedono una rapida soluzione del problema, i giovani medici si preparano alla mobilitazione (martedì 8 dicembre a Trieste) contro una situazione che definiscono «surreale».
I test per le specializzazioni mediche si sono svolti il 22 settembre scorso, in diverse sedi in tutta Italia, in Fvg a Trieste e Udine. Nel capoluogo regionale, l’ateneo ha tenuto l’esame per tutti i residenti dell’area giuliana (circa 200 posti), mentre l’Università di Udine l’ha organizzato per il territorio friulano e del Pordenonese (circa 300 posti). I risultati sarebbero dovuti arrivare in breve tempo: la graduatoria il 5 ottobre, l’assegnazione dei posti il 12 dello stesso mese. Proprio il 5 ottobre, però, è arrivato il primo rinvio, a causa dei numerosi ricorsi pervenuti al Tar del Lazio. Ha avuto così inizio la danza dei posticipi, il cui ultimo passo risale a giovedì scorso, quando il Consiglio di Stato ha rinviato la fase di assegnazione a data da destinarsi oltre il 15 dicembre, perché il Ministero dell’Università e della Ricerca deve attendere i risultati delle udienze dei ricorsi pendenti.
Tutto ciò avviene proprio quando forze fresche sarebbero necessarie. Il rettore dell’Università di Trieste Roberto Di Lenarda spiega: «Quest’anno sono previsti posti in numero considerevolmente maggiore proprio a causa dell’emergenza Covid, che ha portato a un maggiore stanziamento di fondi statali. Per noi i numeri sono aumentati quasi dell’80%, passando dai 130 posti del 2019 ai 203 di quest’anno. Va detto che lavoravamo da anni a questo scopo, aprendo e tenendo aperte scuole di specialità».
L’incremento dei numeri favorirà in modo più rilevante, aggiunge il rettore, specialità vitali per trattare il coronavirus, come pneumologia, anestesia, geriatria e via dicendo. Ragione in più, conclude Di Lenarda, per auspicare «una soluzione rapida del problema».
Il professor Leonardo Sechi, direttore della clinica medica dell’Uniud, commenta: «Questi sono gli effetti del sistema assurdo scelto per i concorsi di specialità. Ora abbiamo gli specializzandi che non sanno se fra due mesi faranno il geriatra a Udine o il cardiologo a Catanzaro. Il sistema era già complicato prima, ora lo è talmente tanto che, anche una volta risolti i ricorsi, ci vorrà ancora tempo perché concludano il procedimento». Di buono, conclude, c’è l’incremento dei posti: «Lo chiedevamo da anni, c’è voluta la pandemia perché la criticità venisse alla luce».
Gli specializzandi, dal canto loro, rilevano da tempo come il sistema sanitario nazionale sia da tempo in carenza di medici specializzati, e che anche i posti previsti per quest’anno non riescano a coprire tutte le esigenze.
In questo quadro, aggravato dal coronavirus, l’impantanarsi delle assegnazioni a causa dei ricorsi appare «surreale» agli occhi dei giovani medici. In regione un comitato di specializzandi, nato sul gruppo Telegram “Sssm2020 Fvg Reagire”, sta organizzando la protesta attraverso raccolte di firme e mobilitazioni
Scrivono in una lettera che verrà inviata ai presidenti degli Ordini dei medici: «I ricorsi, le inadeguatezze del ministero e la totale mancanza di comunicazione tra gli organi giudiziari coinvolti hanno portato non solo ad un ritardo enorme nelle tappe previste dal bando ma, addirittura, a sconvolgimenti della graduatoria che, per giunta non ancora definitivi, potrebbero inficiare la credibilità del concorso stesso. E tutto ciò accade in un momento delicatissimo per il nostro Paese e per il sistema sanitario nazionale».
Gli specializzandi spiegano anche gli effetti che il loro “congelamento” ha sui servizi sanitari: «La Continuità assistenziale, le Usca, il servizio di contact tracing, le guardie mediche e le sostituzioni di medicina generale sono quasi interamente occupate da noi camici grigi (i medici non ancora specializzati, ndr).
La maggior parte di noi ha già rassegnato le sue dimissioni basandosi su un cronoprogramma risultato rapidamente obsoleto. Questo comporterà non pochi problemi logistici a servizi fondamentali in piena seconda ondata pandemica».
Non ultima, l’incertezza sul proprio futuro, visto che non conoscere la propria assegnazione comporta non sapere dove si vivrà in capo a qualche mese: «Capirete le nostre giustificate preoccupazioni – scrivono gli specializzandi – nel doverci trasferire in altre città, trovare nuovi alloggi ed immatricolarsi in pochissimi giorni con le limitazioni agli spostamenti e, per giunta, nel pieno delle festività natalizie».
Si prospettano mobilitazioni in tutta Italia, Trieste compresa: gli specializzandi scenderanno in piazza Unità alle 11 di martedì 8 dicembre per un flash mob, che ovviamente si terrà nel rispetto delle norme di distanziamento.—
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