Condannata la triestina che accoltellò l’ex a Monfalcone

Cinque anni e due mesi per tentato omicidio alla 33enne che ferì un 54enne ad aprile in via Terenziana al culmine di una lite

Tiziana Carpinelli
L’appartamento con i sigilli messi dalla Polizia dopo l’episodio
L’appartamento con i sigilli messi dalla Polizia dopo l’episodio

Tre colpi di lama con un coltello Ikea. Per la donna che li aveva inferti all’ex, arrestata lo scorso 19 aprile in via Terenziana dagli agenti del Commissariato di via Foscolo a Monfalcone, è arrivata ora la sentenza di condanna in primo grado: la pena è di cinque anni e due mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali, liquidate in 2.016,33 euro, e al rimborso forfettario delle spese generali. La donna, una triestina di 33 anni, M.B. le sue iniziali, accusata dalla Procura di Gorizia di aver accoltellato l’ex partner al culmine di una movimentata notte, è stata giudicata con rito abbreviato.

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Il luogo del tentato omicidio

La giudice Concetta Bonasia, che le ha concesso le attenuanti generiche, equivalenti alle contestate aggravanti, l’ha dichiarata altresì interdetta in perpetuo dai pubblici uffici, disponendo per l’imputata l’obbligo del risarcimento dei danni nei confronti della parte civile, da liquidarsi in separato giudizio. Ha però assegnato sin d’ora una provvisionale immediatamente esecutiva per legge, fissata nella misura di 10 mila euro. Quindici i giorni a disposizione della giudice Bonasia per il deposito delle motivazioni della sentenza, 30 i giorni per impugnare la sentenza in appello. Cosa che la difesa, rappresentata dagli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, farà: l’ha annunciato ieri pomeriggio.

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Via Terenziana, dove è avvenuto l'accoltellamento (Bonaventura)

«Soddisfazione» invece per gli esiti del primo grado è stata espressa da Chiara Valente, legale che assiste la vittima monfalconese, W.F. di 54 anni, costituitasi parte civile: «L’imputata ha reso dichiarazioni, nel corso del rito, che alla luce degli esiti non sono state evidentemente ritenute attendibili».

La donna è stata infatti condannata per tentato omicidio. Contestata anche la resistenza a pubblico ufficiale. «Il mio assistito non ha subito solo danni fisici, ma pure psicologici», puntualizza l’avvocata Valente, precisando che seguirà un giudizio in separata sede civile per la definizione del risarcimento.

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A sinistra uno scorcio di via Terenziana (foto Bonaventura), a destra l'immobile posto sotto sequestro

«Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, che non ha reso giustizia rispetto ai fatti successi», invece il commento di Alice Bevilacqua, difensora di M.B. La donna si trova attualmente in stato di libertà, sottoposta alla sola misura del divieto di avvicinamento.

La sua legale preannuncia «ricorso in appello», fermo restando che «il dibattimento sarebbe stata la sede ideale di confronto», con tutti gli strumenti giuridici del caso, mentre qui si è appunto proceduto con il giudizio abbreviato, che comunque tra i vari aspetti prevede una riduzione della pena pari a un terzo.

Nella vicenda che il 19 aprile aveva portato all’arresto della triestina M.B., il 54enne monfalconese W.F., raggiunto da tre coltellate inferte alla schiena, al petto e a una mano (quest’ultima ritenuta da Valente una ferita da difesa), si era dichiarato la scorsa estate – per il tramite dell’avvocata – «assolutamente vittima».

Drammatica, così la legale l’aveva descritta, la scena che si era parata davanti ai soccorritori, nel cuore della notte, in via Terenziana: un lago di sangue. Tant’è che «gli operatori del 118 avevano temuto di primo acchito il perforamento di un polmone».

Bevilacqua ha tuttavia puntualizzato che «non ci sono stati punti di sutura». Era stato l’uomo a chiedere aiuto via telefono. E la 33enne non era scappata, era rimasta nei paraggi. La Polizia, poi intervenuta, aveva quindi proceduto al suo arresto.

La giudice per le indagini preliminari Fabrizia De Vincenzi aveva infine convalidato il fermo. I fatti, secondo le iniziali ricostruzioni, erano scaturiti al termine di una lite tra le quattro mura domestiche, in un appartamento al primo piano di via Terenziana a Monfalcone. Un fendente aveva raggiunto l’uomo al petto. Un altro alla schiena e un terzo alla mano.

La lama, un comune coltello da cucina con filo seghettato, era stata in seguito sequestrata dagli agenti, che avevano apposto i sigilli all’uscio. Era stata pertanto la persona offesa ad allertare i soccorsi attorno alle 3 di notte. A quattro giorni di distanza dal trasferimento in ambulanza a Cattinara per il ricovero ospedaliero, W.F. era stato dimesso.

Una notte movimentata, quella di metà aprile, nella prima periferia di Monfalcone. Al centro le dinamiche di una relazione tra uomo e donna apparentemente agli antipodi, con età e vite differenti. E la presunzione di innocenza, almeno fino al terzo grado di giudizio. —

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