Confermata la Marcia per la pace a Trieste con arrivo in piazza Ponterosso

Lunedì 1° gennaio il via alle 15.30. Percorso rivisto su indicazione della Questura
Martina Steffinlongo
Luciano Ferluga, a destra, portavoce del Comitato Dolci. Foto Lasorte
Luciano Ferluga, a destra, portavoce del Comitato Dolci. Foto Lasorte

TRIESTE Appuntamento il 1° gennaio alle 15.30 in piazza Unità d’Italia con la consueta Marcia cittadina per la pace e la fratellanza, confermata nel corso della conferenza stampa straordinaria organizzata dal Comitato pace convivenza e solidarietà Danilo Dolci e dal Centro Italosloveno di Trieste.

«Abbiamo tardato a dare comunicazione della tradizionale manifestazione in occasione della 56.a giornata mondiale della pace a causa del prolungarsi delle trattative con la Questura per ottenere l’autorizzazione al percorso», spiega Luciano Ferluga, rappresentante del Comitato Danilo Dolci. Il questore, infatti, prescrive un itinerario alternativo al consueto piazza Unità-piazza della Borsa-piazza Sant’Antonio «vista la concomitanza con i mercatini di Natale (...) e la necessità di predisporre adeguate misure di sicurezza e protezione», recita il provvedimento.

«Non vogliamo assolutamente creare polemiche con le autorità, ma viene da chiedersi perché nelle vicine Gorizia e Nova Gorica ci saranno delle iniziative in occasione della giornata della pace, mentre nella multietnica Trieste, il capoluogo di regione, ci vengono negati sia piazza Unità sia il sagrato della chiesa di Sant’Antonio, dove è consuetudine terminare la manifestazione, con il pretesto dei mercatini», continua Ferluga.

Il corteo, ciononostante, partirà alle 15.30 da piazza Unità, vicino alla targa commemorativa dell’emanazione delle leggi razziali del 1938, per concludersi in piazza Ponterosso alle 17.30 con un brindisi beneaugurale aperto a tutti i partecipanti.

«Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni, i sindacati e le comunità etniche a partecipare al corteo, manifestando a favore di un cessate il fuoco in tutti i conflitti in corso, vicini e lontani, perché la sofferenza dei popoli in guerra è anche la nostra. E lo vediamo anche nel concreto – conclude –: la guerra in Ucraina ha fatto lievitare i prezzi di molti generi alimentari, del gas, e lo scontro Hamas-Israele con il conseguente blocco navale nel Mar Rosso si ripercuote sul nostro porto, con il rischio di lasciare i lavoratori senza paga».

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