Conte di Savoia, 80 anni fa in mare la nave senza rollio
di Claudio Erné
Si chiamava “Conte di Savoia” il transatlantico sceso in mare esattamente 80 anni fa dallo scalo principale del Cantiere San Marco. Questa nave, nata il 28 ottobre del 1931, per qualche ora ha avuto in tasca, o meglio sull’albero di poppa, il guidone del Nastro Azzurro che sarebbe poi stato del “Rex”. Il “Conte” lo ha perso per qualche decimo di nodo solo perché per limitare il rollio e il beccheggio dell’enorme scafo, erano stati messi in funzione i tre possenti giroscopi che evitavano il mal di mare ai passeggeri. Sulla presenza di questi giroscopi, l’armatore, la società Italia - Flotte Riunite, aveva puntato molto a livello pubblicitario. “La nave che non rolla”, “Viaggiate piacevolmente con ogni tempo senza mal di mare” erano stati i due slogan usati per gran parte degli Anni 30 nelle agenzie di viaggio europee e d’oltreoceano. Ma questi giroscopi costruiti in Inghilterra dalla “Spery” e costati un milione di dollari di allora, assorbivano una enorme quantità di energia che avrebbe potuto essere incanalata verso le quattro eliche dal transatlantico. Ecco l’uso prolungato dei tre possenti giroscopi ha impedito in un verso che il “Conte di Savoia” conquistasse il Nastro Azzurro e nell’altro che il nome di Trieste entrasse nel Ghota nella Marineria atlantica dove hanno trovato via via diritto di cittadinanza i transatlantici che hanno spostato progressivamente in avanti il record della più veloce traversata tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Il “Conte” fallì il record per pochi centesimi di nodo: era il maggio del 1933 e avrebbe dovuto superare la media di 27,9 nodi realizzata nel marzo 1930 dal transatlantico tedesco “Europa”. Ma le sue turbine penalizzate dall’inserimento dei tre giroscopi, riuscirono a spingerlo a una velocità media di 27,53 nodi. Un’inezia ma il Nastro azzurro non potè sventolare sull’albero della più grande nave passeggeri costruita a Trieste. Raffaello compreso. Ecco i dettagli.
Lo scafo del “Conte di Savoia” fu costruito dagli operai del Cantiere San Marco in soli 13 mesi. La prima lamiera fu posta sullo scalo il 4 ottobre 1930 e il 28 ottobre dell’anno successivo, nel giorno in cui si festeggiava il nono anniversario della Marcia su Roma, il transatlantico scese in mare di fronte a 80 mila persone. Madrina era Maria Josè di Savoia, moglie di Umberto, il principe di Piemonte che nel 1946 salì al trono per poche settimane e fu denominato “il re di maggio”. Il 2 giugno dello stesso anno il referendum cancellò la monarchia e fede dell’Italia una Repubblica. Ma ritorniamo al varo.
«La bella principessa appare sorridente e nei suoi occhi azzurri c’è tanta letizia» scrisse all’epoca il cronista del Piccolo. Era la prima volta che Maria Josè visitava Trieste, dov’era giunta per varare la “sua” nave.
Il transatlantico fu benedetto dal vescovo di Trieste Luigi Fogar, poi rimosso dalla carica dal regime fascista. «Altezza Reale, in nome di Dio tagliate». E lo scafo scese in mare. Una linea perfetta, i raccordi morbidi delle strutture modellati nella galleria del vento, gli interni disegnati dall’architetto Gustavo Pulitzer Finali. Fu la nave dei vip: Marconi, il cardinale Pacelli, i duchi di Windsor, Luigi Pirandello, Enrico Fermi, Cary Grant, Gloria Swanson, Primo Carnera.
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