Contenzioso rione Centro Delbello: «L’ente ora paghi»
La recente estinzione della causa che ha visto protagonista il rione Centro diventa materia di discussione politica, con il dem Fabio Delbello a chiedere che l’amministrazione ora «copra le spese legali eventualmente sostenute dal comitato» e, sul versante opposto, Mauro Steffè a reclamare invece, nella veste di presidente della Terza e consigliere di maggioranza (Fratelli d’Italia), la proposta «in un’ottica di chiarezza» d’«una modifica dell’articolo del regolamento sulla partecipazione popolare in commissione», non essendo particolarmente soddisfatto dell’epilogo della vicenda.
«Adesso – tuona Delbello, “papà” dei comitati di quartiere – la giunta dovrà affermare che questa è stata una causa sbagliata e ingiustificata e pertanto, con un apposito contributo, dovrà coprire le spese eventualmente sostenute dal comitato di rione». Ma per il dem l’esecutivo Cisint dovrebbe anche «sconfessare gli assessori che hanno partecipato alla riunione del 25 maggio scorso con il parlamentino» poiché «nel verbale della riunione stessa sono riportate delle posizioni politiche di una gravità inaudita del tipo “i rioni sono parte del Comune e quindi non possono essere iscritti a una pagina social critica nei confronti dell’amministrazione comunale”». «Infatti – prosegue – gli assessori presenti “hanno invitato chi è iscritto a cancellarsi da tale pagina”. Poiché ho scritto di mio pugno le parti più importanti del Regolamento per la partecipazione popolare, dò l’esatta interpretazione. I comitati di rione a Monfalcone sono libere forme associative su base di quartiere: godono pertanto dell’autonomia assoluta, propria di qualsiasi altra forma associativa civica nel quadro delle istituzioni democratiche, si disciplinano con un proprio regolamento interno e rispondono all’assemblea civica del rione di appartenenza e non agli uffici comunali e ancor meno al sindaco e agli amministratori». Altresì «i comitati svolgono la propria attività in regime di volontariato e in completa autonomia e libertà: sono il luogo della manifestazione del volontariato civico». «Sindaco e giunta – conclude – pertanto chiudano una delle pagine più sconcertanti di questo mandato e possibilmente alla svelta, con i modi indicati».
Quindi Steffè, che in una nota invece definisce «grottesco» il caso del parlamentino Centro. «L’accordo tra privati non ha chiarito nulla» scrive dopo «aver assistito di persona alle consultazioni, a mio avviso poco limpide, poiché hanno votato tutti e qualcuno pure senza idonei documenti». Ma cosa vuol dire? «Come si eccepisce dal regolamento – afferma il presidente della Terza – è implicito che dovrebbe votare chi ha diritto di voto tra i cittadini residenti, come per altre pubbliche consultazioni. Perciò non residenti non votanti. Ma dai numeri è evidente che hanno votato più bengalesi degli aventi diritto alle urne». Va però precisato che la stessa amministrazione ha riconosciuto, con i suoi assessori, la legittimità degli esiti di un anno fa. Ma Steffè non demorde: propone la modifica all’articolato del regolamento. —
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