Coop, scatta lo sciopero per Natale
Davanti alle Coop di casa nostra, l’ultimo sabato prima della vigilia, Babbo Natale con la sua slitta tirerà dritto. Con tanti saluti alle proiezioni d’incasso di una delle giornate, sulla carta, più feconde di un anno intero.
La vertenza tra sindacati di categoria e management delle Cooperative operaie di Trieste, Istria e Friuli - sul come alleggerire il costo del lavoro di tre milioni o giù di lì, piallando le buste paga o tagliando i posti di lavoro, e qui ne stanno ballando ben 78 su 700 - tocca dunque il fondo, affossata da quanto si è capito dal mancato compromesso sulla conversione volontaria di un pezzo dello stipendio, cento euro tondi al mese, in buoni spesa da consumare ovviamente tra le scansie della propria stessa azienda.
Ieri, nel tardo pomeriggio, le segreterie regionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltuc Uil hanno infatti rotto gli indugi e hanno proclamato, dando seguito alle voci non confermate che giravano da martedì scorso, lo sciopero (con presidio dalle 10.30 alle 12.30 in piazza Goldoni) per tutta la giornata di domani in tutti i 40 punti vendita del Friuli Venezia Giulia, il grosso dei quali, come si sa, è concentrato in città. È uno sciopero che, per le Coop, non ha precedenti e segna uno scontro frontale, acidissimo, fra i vertici aziendali e la Cgil in particolare. Sia chiaro. Non è che i supermercati i triestini li troveranno chiusi, con le serrande abbassate, se è vero che i capinegozio hanno comunque il dovere di aprirli, che i sindacati non si metteranno a far picchetti e che è prevedibile che ci sarà anche chi opterà per lavorare lo stesso. Per esempio vari contrattisti a termine (i cosiddetti precari), si può presumere. Il fatto è che si profilano punti vendita sguarniti di personale, e parecchio, al punto da renderne impraticabile un normale servizio alla clientela, che a quel punto, si può intuire, girerà i tacchi e se ne andrà. La scelta della linea più dura, da parte dei rappresentanti dei lavoratori, è maturata come si diceva verso le sei del pomeriggio di ieri, all’uscita della delegazione sindacale dall’ufficio dell’assessore al Lavoro della giunta Serracchiani, Loredana Panariti. Che ha ascoltato i crucci di Cgil & Co. e alla fine ha promesso di incontrare lunedì pomeriggio il presidente delle Coop, Livio Marchetti. «La trattativa - ha spiegato in serata la Panariti - mi sembra interrotta. La Regione si propone per questo nel suo ruolo di mediatore, affinché le parti possano risedersi attorno allo stesso tavolo».
Ma il tempo era comunque scaduto, perché evidentemente i sindacati, per tornare indietro, a quel punto reclamavano il ritiro, la messa in ghiaccio della procedura di mobilità, di licenziamento di 78 dipendenti, già attivata dalle Coop. Cosa che non è avvenuta. La decisione di arrivare allo sciopero, ad ogni modo, covava da 48 ore. Dalla rottura andata in scena martedì, dopo sei ore sei di confronto, della trattativa. Si era arrivati vicini alla ricucitura, confermano entrambe le parti, dopo una lunga e laboriosa mediazione partita dal contratto integrativo disdetto dall’azienda e approdata, fra le altre cose, alla rinuncia da parte sindacale, per intanto per due anni, del bonus aziendale da 85 euro lordi mensili di media a dipendente (più o meno 45 netti). Unico nodo rimasto aggrovigliato: l’aumento del carico settimanale da 38 a 40 ore allo stesso “prezzo” per gli assunti anti-2011 (quelli che sono venuti dopo già ne fanno 40). L’azienda è così scesa da 78 a 32 esuberi. I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto di andare a zero. La replica è stata la proposta di convertire su base volontaria cento euro di paga in buoni spesa. Ed è lì che il banco, dopo sei ore di partita, è saltato in aria.
@PierRaub
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