Copiava all’esame di Stato per avvocati. Espluso

Appunti nei calzini, Bignami nelle mutande e un iPhone: perquisito ed espulso. I commissari insospettiti perché l’uomo si agitava troppo. Trovati bigliettini nei bagni
TRIESTE
. Pareri legali infilati nei calzini, libri pocket nascosti nella biancheria intima, pagine di manuali proibiti accartocciate nelle tasche e persino un iPhone occultato sotto il giaccone. È l’”armamentario” trovato addosso ad uno dei 384 candidati alle prese ieri alla Marittima con l’esame di Stato per avvocati. Un aspirante uomo di legge quindi, che dovrebbe agire sempre in punta di diritto. In teoria, almeno.


Nella pratica, invece, è stato sorpreso a copiare come il meno ”scafato” degli studenti. Un comportamento che gli è costato decisamente caro: per lui sono scattate l’espulsione immediata e l'allontanamento dalla sala d’esame sotto lo sguardo di tutti gli altri concorrenti. Come dire un rosso diretto, senza possibilità d’appello.


Il candidato in questione, un aspirante avvocato non triestino arrivato alla Stazione Marittima con il trolley come decine di altri colleghi provenienti da ogni parte della regione, ha subito attirato l’attenzione dei commissari. Non solo per il voluminoso giubbotto tenuto addosso durante la prova, ma anche il modo frenetico e insolito di consultare carte e foglietti sparsi sul banco. Una strana foga che fatto sorgere in diversi commissari il dubbio che stesse nascondendo, oltre ai codici ammessi all’esame, anche strumenti ben meno ortodossi.


Impossibile, a quel punto, far finta di niente. Dopo essersi consultati, i componenti della commissione presieduta da Antonella D’Amico hanno scelto di affrontare l’autore delle presunte scorrettezze. Come? Invitandolo a consegnare tutto il materiale in suo possesso. Invito al quale il candidato, costretto a quel punto a giocarsi il tutto per tutto, ha risposto usando l’arma della spavalderia. «Non ho niente da nascondere - è stata la risposta dell’aspirante avvocato, evidentemente fedele alla linea del ”negare sempre, negare tutto” -. Se volete perquisitemi pure».


Detto, fatto. Il candidato è stato affidato ai poliziotti presenti alla Marittima per assicurare la regolarità della prova scritta (l’ultima prima della sessione orale), e sottoposto ad un accurato controllo che ha dato esiti sorprendenti. Per quattro volte, infatti, è saltato fuori qualcosa di nuovo. Prima il telefonino, assolutamente bandito dalla sala come indicato nei cartelli affissi all’ingresso, poi i pareri legali, i foglietti dei manuali e infine i ”Bignami” di diritto. Tutto sapientemente piegato e nascosto nei punti più strategici: gli slip, i calzini, le tasche interne degli abiti. Abbastanza quindi per convincere i commissari, tra cui il pm Massimo De Bortoli, della necessità di espellerlo dall’esame e di allontanarlo immediatamente.


Un rigore apprezzato dal presidente dell’Ordine degli avvocati Roberto Gambel Benussi: «La commissione è stata estremamente brava a scoprire il trucchetto - è stato il suo commento -. Lascia sorpresi e amareggiati, però, che persone anche di una certa età pensino di affrontare questo tipo di professionale con i biglietti in tasca».


Bigliettini di cui, tra l’altro, non si era munito solo il candidato espulso. A prova in corso, infatti, sono stati trovati altri foglietti proibiti all’interno di uno dei bagni. Una seconda, inattesa scoperta che ha costretto la commissione ad imprimere un ulteriore giro di vite: non negando le visite alla toilette («andare in bagno è un diritto costituzionalmente garantito» ha precisato, sorridendo, un commissario), ma facendo presidiare i servizi dai carabinieri in divisa.



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