Cormons, l’ex Mibb dichiarata fallita

CORMONS. Colpo di scena nella vicenda della Mibb. L'azienda è stata infatti dichiarata fallita. A portare le carte in tribunale, questa è probabilmente la notizia più sorprendente, è stato lo stesso proprietario della fabbrica di mobili per bambini, che nei mesi scorsi aveva cambiato il proprio nome dallo storico Mibb a Mic (Mobili infanzia Cormons). E così la giornata del 20 gennaio, che doveva essere quella dell'udienza relativa all'istanza di fallimento presentata a dicembre da tre dipendenti, si è trasformata in quella della pietra tombale sulle sorti della ditta, proprio su volontà del titolare, che ha scelto di chiudere quindi così questa vicenda che si trascinava da mesi, da quando la certificazione dello stato di difficoltà dell'azienda era emersa nella scorsa estate. Da quel momento è stata un'agonia continua, con la richiesta di concordato in bianco rifiutata dal Tribunale e, appunto, la scelta fatta da tre lavoratori poco prima di Natale di chiedere il fallimento della Mic.
Tutto vano, sostanzialmente, proprio perché a portare i libri davanti al giudice ci ha pensato il proprietario stesso, con una mossa che però i sindacati non ritengono essere stata a sorpresa: «Un po' ce lo aspettavamo per come si erano messe le cose negli ultimi tempi - sottolinea il sindacalista Cisl Giorgio Lazzarini -: non è stato propriamente un fulmine a ciel sereno. La situazione si era fatta difficile, il titolare ha provato ad andare avanti ma evidentemente quando ha visto che non c'era più nulla da fare ha preferito fare lui l'ultima mossa». Ora l'incognita riguarda i 30 dipendenti e il loro futuro. Cassa integrazione o mobilità? «Parleremo con il curatore fallimentare non appena si insedierà - spiega il sindacalista Cisl - e vedremo il da farsi. Teoricamente potrebbero esserci degli spiragli affinché qualche lavoratore possa essere mantenuto in cassa integrazione, ma per la grande maggioranza è molto più probabile la mobilità: sicuramente con le novità imposte dalla Legge Fornero garantire la cassa integrazione in queste condizioni è ora più difficile». Un momento importante in questo senso avverrà questa sera, quando le organizzazioni sindacali terranno una riunione con i lavoratori dell'azienda per analizzare lo stato dell'arte in seguito al fallimento dichiarato. Il curatore fallimentare come prima decisione dovrebbe mettere i sigilli all'azienda. La situazione di incertezza per i dipendenti dell'azienda varia di caso in caso: chi è prossimo all'età pensionabile infatti potrebbe chiedere i due anni di disoccupazione con cui potersi avvicinare con un paracadute alla quiescienza. Chi sarà messo in mobilità invece potrà cercarsi un nuovo lavoro. Tutto ruoterà comunque attorno all'interpretazione delle norme in vigore riguardo a mobilità o cassa integrazione.
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