Cormons nuova capitale della cucina etnica

Con l’apertura della trattoria gestita dall’ivoriano Ambroise N’Guia e da sua figlia i sapori dell’Africa si aggiungono a quelli di Mediterraneo, Giappone e Cina
Di Matteo Femia

CORMONS. Da città del Tocai, dello spritz e dell’enogastronomia mitteleuropea, a punto di riferimento della ristorazione internazionale. Con l’apertura all’incrocio di Saldarini della nuova trattoria “Alle Rose”, Cormons si dimostra sempre più la capitale della gastronomia di tutto il mondo. Il locale inaugurato ieri da Ambroise N’Guia e da sua figlia Sophie, entrambi originari della Costa d’Avorio, e nel quale lavorano anche maestranze di altri Paesi (come la Repubblica Dominicana e la Croazia), è infatti solo l’ultimo di una serie di aperture con un unico minimo comun denominatore: la cucina internazionale. Nell’ultimo anno infatti a Cormons sono sorti diversi esercizi di questo tipo: il pioniere è stato un imprenditore mediorientale che ha aperto sulla laterale tra via Matteotti e piazzale Sfiligoi (proprio di fronte ad un’istituzione della ristorazione, la trattoria “Il Giardinetto”) un’apprezzata rivendita di cucina da asporto dell’area del Basso Mediterraneo. In particolare si può apprezzare il kebab, ma il suo esempio è stato seguito nel corso del 2012 anche da altri imprenditori che puntano sulla cucina esotica: nello scorso aprile a Brazzano ha aperto i battenti un ristorante giapponese che propone a prezzi contenuti pietanze tipiche del Sol Levante, spaziando dal sushi al sashimi. Poi quest’estate è arrivato il turno della Cina: nella centralissima via Friuli sono stati degli esercenti provenienti dal gigante asiatico a rilevare uno dei bar più noti in paese, il Capit, e sono diversi i cormonesi che scelgono di bersi i tipici spritz e “tajut” seduti al tavolo come se fossero in una piccola Pechino sotto il Quarin. L’ultima novità in ordine di tempo ha aperto i battenti ieri: Ambroise N’Guia e la figlia Sophie hanno scelto di rilevare l’ex pizzeria di fronte all’incrocio Saldarini. Hanno riverniciato le pareti esterne e hanno dato una svolta anche al menu: oltre ai piatti tipici della cucina nostrana, infatti, si possono assaggiare cibi tradizionali della cultura africana e centramericana. In perfetta simbiosi con la multiculturalità del locale: «È un perfetto esempio di integrazione – ha commentato il sindaco Luciano Patat all’inaugurazione – in una città come la nostra che fa dell’accoglienza uno dei suoi capisaldi». Un concetto espresso bene anche dall’iniziativa che il Comune svolge da anni in collaborazione con l’Unitre sul fronte dell’integrazione, il corso d’italiano per stranieri “Parliamoci”.

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