Coronavirus, il Fvg scongiura per ora il salto in zona arancione. Ma i contagi galoppano

TRIESTE Il Friuli Venezia Giulia, alla prima verifica post-Dpcm tra governo e Cts, il Comitato tecnico scientifico per la crisi coronavirus, scongiura l’inasprimento delle misure anti-contagio. La regione resta in fascia gialla dopo un ulteriore approfondimento sui numeri di fine ottobre che hanno determinato l’inserimento delle regioni in tre fasce (le altre due sono la rossa e l’arancione), con conseguente graduazione dei provvedimenti restrittivi.
Va detto che per tutto il giorno, ieri, si sono rincorse indiscrezioni rassicuranti che escludevano il Fvg dal gruppo di territori a rischio “retrocessione”. Ma, nel documento governativo che ha determinato la prima suddivisione, il rischio del Friuli Venezia Giulia, pur moderato, viene comunque definito a «probabile alta progressione». E dunque quella di regione gialla non va considerata come condizione permanente.
La questione, peraltro, è complessa. E pure poco trasparente se dalla task force regionale coordinata dall’epidemiologo Fabio Barbone si fa sapere che «non esiste un algoritmo oggettivo a noi noto in base al quale i colori sono assegnati automaticamente». I 21 parametri da cui derivano le fasce vengono in sostanza interpretati a Roma senza spiegare ai territori il meccanismo che traduce i numeri in colori e poi in regole.
«Siamo di fronte a un fenomeno che sta colpendo il mondo e svela i limiti delle indecisioni del passato – replica Riccardi –. Non c’è stato coraggio sulla riconversione di cure intermedie che paradossalmente oggi vediamo cavalcare da qualche singola piazza. Non si è spinto sull’innovazione tecnologica e la telemedicina, con un forte coinvolgimento della medicina generale che avrebbe potuto fornire un’efficienza diversa. Eppure, in mezzo a un’epidemia, c’è chi trova il tempo per far polemica contestando manovre ospedaliere indispensabili per garantire il letto a un malato. Serviva un ospedale Covid? Mi dicano dove avremmo potuto garantire ad oggi oltre 400 posti letto, con una proiezione più alta di alcune centinaia».
Confronto politico a parte, al momento, nell’attesa di prossimi esami romani, dalla presidenza della Regione si esclude un intervento restrittivo come accaduto in Alto Adige, ma il quadro verrà monitorato costantemente, anche per rispondere alle richieste di dati da parte del Cts. Dati trasmessi senza intoppi, mentre Riccardi ammette criticità sul flusso delle informazioni interne: «Stiamo lavorando per rendere più snelle le operazioni di prenotazione dei tamponi e di lettura dell’esito per i cittadini».
Tornando al bollettino, i positivi da inizio emergenza sono 15.048, di cui 5.984 in provincia di Udine (+178), 4.594 a Trieste (+45), 2.709 a Pordenone (+20), 1.579 a Gorizia (+74) e 182 di residenti fuori regione (+3). Nelle residenze per anziani sono emersi 20 contagi, 17 tra gli ospiti, tre tra gli operatori (alla Stuparich di Borgo San Mauro i casi sono passati da 24 a 28, tutti asintomatici, e due anziani sono stati trasferiti a Opicina), mentre in Asugi hanno contratto il virus un infermiere e un Oss. Gli attualmente positivi sono 7.929 (+196), i totalmente guariti 6.663 (+119), i clinicamente guariti 97 (+5) e gli isolamenti 7.467 (+172).—
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