Coronavirus, il Fvg scongiura per ora il salto in zona arancione. Ma i contagi galoppano

Il Friuli Venezia Giulia resta tra le regioni gialle. Gli esperti del governo però definiscono il rischio «a probabile alta progressione». Ieri 320 casi e 5 morti
Lasorte Trieste 12/04/20 - Rive, Pasqua, Controlli Polizia Locale
Lasorte Trieste 12/04/20 - Rive, Pasqua, Controlli Polizia Locale

TRIESTE Il Friuli Venezia Giulia, alla prima verifica post-Dpcm tra governo e Cts, il Comitato tecnico scientifico per la crisi coronavirus, scongiura l’inasprimento delle misure anti-contagio. La regione resta in fascia gialla dopo un ulteriore approfondimento sui numeri di fine ottobre che hanno determinato l’inserimento delle regioni in tre fasce (le altre due sono la rossa e l’arancione), con conseguente graduazione dei provvedimenti restrittivi.

Va detto che per tutto il giorno, ieri, si sono rincorse indiscrezioni rassicuranti che escludevano il Fvg dal gruppo di territori a rischio “retrocessione”. Ma, nel documento governativo che ha determinato la prima suddivisione, il rischio del Friuli Venezia Giulia, pur moderato, viene comunque definito a «probabile alta progressione». E dunque quella di regione gialla non va considerata come condizione permanente.



La questione, peraltro, è complessa. E pure poco trasparente se dalla task force regionale coordinata dall’epidemiologo Fabio Barbone si fa sapere che «non esiste un algoritmo oggettivo a noi noto in base al quale i colori sono assegnati automaticamente». I 21 parametri da cui derivano le fasce vengono in sostanza interpretati a Roma senza spiegare ai territori il meccanismo che traduce i numeri in colori e poi in regole.



Il Fvg rimane in ogni caso in una situazione limite giacché il contagio continua a diffondersi velocemente: i 320 casi di giornata sono il dato più basso dal 2 novembre, ma l’incidenza su 2.324 tamponi (il consueto calo del fine settimana) è del 13,77%, il valore più alto della seconda ondata della pandemia, mentre sui testati (le persone sottoposte per la prima volta al controllo, 955 sulle 24 ore) siamo al 33,51%. Il nostro indice di contagiosità Rt, fa sapere in serata l’Istituto superiore di Sanità, è 1,6, in peggioramento rispetto al precedente 1,47.



Torna pure a salire la variazione dei nuovi casi degli ultimi sette giorni rispetto ai sette precedenti: dal +100% si era scesi al +12%, ma il dato di ieri è del +20,8%. Si registrano inoltre cinque decessi (il totale è di 456, 227 a Trieste, 113 a Udine, 104 a Pordenone e 12 a Gorizia). A Trieste è morta in ospedale una donna di 85 anni, a Gorizia una di 44, che la Regione informa essere stata paziente oncologica, in condizioni di salute critiche. La donna, ricoverata prima all’ospedale di Gorizia e poi trasferita a Trieste, è deceduta nel giro di poche ore a causa di un’infezione gravissima. In Friuli le vittime sono un novantasettenne di Moruzzo, un settantottenne di Udine e una settantatreenne di Buttrio.



Le terapie intensive occupate sono 46 (+1), il 26% dei posti attivabili (175) e dunque ancora sotto il 30%, soglia che la task force Fvg ritiene auspicabile non superare. I ricoveri negli altri reparti sono invece 319 (+18, il picco della prima ondata fu 236), a confermare la preoccupazione del vicepresidente Riccardo Riccardi sui posti letto di media e bassa intensità. È di ieri, non a caso, l’apertura di un reparto Covid al terzo piano dell’ospedale di Gemona per la cura di 34 pazienti in 16 stanze. L’assessore, al pari del governatore Massimiliano Fedriga e dell’intera giunta, viene però nuovamente chiamato in causa dal segretario dem Fvg Cristiano Shaurli che denuncia la «chiusura di diversi ospedali in regione, improvvisamente e senza nessun coordinamento con il territorio, amministratori locali e sindaci, creando disorientamento e paura nella popolazione».

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Una persona sottoposta a tampone


«Siamo di fronte a un fenomeno che sta colpendo il mondo e svela i limiti delle indecisioni del passato – replica Riccardi –. Non c’è stato coraggio sulla riconversione di cure intermedie che paradossalmente oggi vediamo cavalcare da qualche singola piazza. Non si è spinto sull’innovazione tecnologica e la telemedicina, con un forte coinvolgimento della medicina generale che avrebbe potuto fornire un’efficienza diversa. Eppure, in mezzo a un’epidemia, c’è chi trova il tempo per far polemica contestando manovre ospedaliere indispensabili per garantire il letto a un malato. Serviva un ospedale Covid? Mi dicano dove avremmo potuto garantire ad oggi oltre 400 posti letto, con una proiezione più alta di alcune centinaia».

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Confronto politico a parte, al momento, nell’attesa di prossimi esami romani, dalla presidenza della Regione si esclude un intervento restrittivo come accaduto in Alto Adige, ma il quadro verrà monitorato costantemente, anche per rispondere alle richieste di dati da parte del Cts. Dati trasmessi senza intoppi, mentre Riccardi ammette criticità sul flusso delle informazioni interne: «Stiamo lavorando per rendere più snelle le operazioni di prenotazione dei tamponi e di lettura dell’esito per i cittadini».

Tornando al bollettino, i positivi da inizio emergenza sono 15.048, di cui 5.984 in provincia di Udine (+178), 4.594 a Trieste (+45), 2.709 a Pordenone (+20), 1.579 a Gorizia (+74) e 182 di residenti fuori regione (+3). Nelle residenze per anziani sono emersi 20 contagi, 17 tra gli ospiti, tre tra gli operatori (alla Stuparich di Borgo San Mauro i casi sono passati da 24 a 28, tutti asintomatici, e due anziani sono stati trasferiti a Opicina), mentre in Asugi hanno contratto il virus un infermiere e un Oss. Gli attualmente positivi sono 7.929 (+196), i totalmente guariti 6.663 (+119), i clinicamente guariti 97 (+5) e gli isolamenti 7.467 (+172).—
 

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