Coronavirus in Fvg: 386 positivi, i decessi salgono a quota 22

Aggiornamento delle 18.53 del 16 marzo. Nel tardo pomeriggio di oggi è stato ulteriormente aggiornato il dato dei decessi di pazienti affetti da coronavirus in Friuli Venezia Giulia: i morti sono 22, ovvero 2 in più rispetto al dato fornito nel corso della giornata.
Aggiornamento delle 16.36 del 16 marzo. Sono 386 le persone risultate positive al Coronavirus in Fvg, di cui 82 sono ospedalizzate, delle quali 15 sono ricoverate in terapia intensiva. I decessi sono intanto saliti a venti (rispetto ai 17 di ieri), si tratta di persone tutte di età superiore a 80 anni tranne una, di 62, ma con patologie pregresse. Le vittime sono di Pordenone (2), Trieste (12) e Udine (6), tutte di età superiore agli 80 tranne una di 62, e con patologie pregresse. È la situazione in Friuli Venezia Giulia fino a questa mattina - 16 marzo - come indicato dal governatore Massimiliano Fedriga in videoconferenza. Sono in corso circa 600 tamponi e nei prossimi giorni sarà attivato un sistema per accelerare l'attività di monitoraggio e ridurre i tempi degli esiti dei test.
Fedriga ha spiegato che la Regione Fvg ha predisposto un piano per il potenziamento del sistema sanitario, ricorrendo a risorse proprie in particolare per portare il numero dei posti in terapia intensiva esclusivamente per il Covid 19 dagli attuali 29 a 94. Nel caso poi che da Roma arrivassero apparecchiature e forniture, allora il numero potrebbe arrivare a 155. In merito alle dotazioni di mascherine (di tipo chirurgico e no), Fedriga ha annunciato che si attende la fornitura ma intanto è allo studio la possibilità, in deroga al decreto, di procedere a produzioni regionali, soprattutto per quanto riguarda mascherine chirurgiche. «Abbiamo già aziende che dato la propria disponibilità in tal senso, dunque aspettiamo le deroghe», ha spiegato il presidente della Regione. «Ci siamo mossi autonomamente anche per un eventuale approvvigionamento dall'estero, ci auguriamo che non ci siano problemi doganali». Il governatore, che ha parlato di una previsione del picco «che potrebbe non essere quello assoluto, intorno al 20 marzo», ha precisato che si stanno «valutando anche soluzioni emergenziali di cui speriamo di non aver bisogno, tuttavia, mettiamo in campo anche scenari ed ipotesi estreme».
TRIESTE I risultati dei tamponi sono arrivati e il Comune di Trieste è finalmente in grado di definire con precisione l’allarmante quadro delle case di riposo Serena, Bartoli e Gregoretti, dove aumentano ospiti e operatori positivi al coronavirus. La prima domenica di lockdown porta i contagiati in Friuli Venezia Giulia a 347 unità, con un incremento sovrapponibile a quello di sabato e più basso in confronto ai giorni precedenti.
La curva sale ancora ma, almeno per il momento, rallenta: troppo presto tuttavia per dire che si tratti di una tendenza dovuta al comportamento virtuoso dei cittadini o soltanto dei ritardi che cominciano ad accumularsi nei test, con centinaia e centinaia di tamponi in attesa di essere analizzati. Anche per questo l’Azienda sanitaria giuliano isontina, laboratorio di riferimento per tutta la regione, sta per dotarsi di nuovi macchinari che possano velocizzare le operazioni.
La giornata di ieri registra quattro nuovi decessi, che portano a 17 il totale delle persone morte in presenza di Covid-19 e altre patologie, con un’età media superiore agli 80 anni. Restano 17 i pazienti clinicamente guariti. Il conto continua a pesare su Trieste, dove i deceduti sono arrivati a 11 (uno in più del giorno precedente) e i positivi a 140. La divisione per territorio stilata dal ministero della Salute racconta inoltre di 31 tamponi positivi a Gorizia, 5 decessi e 129 positivi a Udine, 1 morto e 42 positivi a Pordenone, oltre a 5 casi positivi ancora in via di registrazione.
Proprio ieri il Comune di Trieste ha attestato che in città sono 5 su 11 i decessi di persone ospitate nelle case di riposo comunali, con 3 morti in ospedale provenienti dalla Serena e 2 dalla Gregoretti. In casa Serena i tamponi hanno riscontrato 22 ospiti positivi e 43 negativi. Alla Bartoli sono un’ottantina gli anziani in fase di analisi e risultano al momento alcuni casi positivi ma asintomatici. Alla Gregoretti non si è invece proceduto con test di laboratorio, ma gli ospiti sono monitorati e nessuno risulta sintomatico. Il municipio rende inoltre noto che, sulla base dei tamponi finora esaminati, le case Serena e Bartoli registrano 8 operatori positivi e 11 negativi. Nel caso della Gregoretti il personale colpito ammonta a 6 unità e quello negativo a 26.
L’assessore comunale alle Politiche sociali Carlo Grilli ha ottenuto dall’Azienda sanitaria la possibilità di installare in casa Serena un presidio medico e infermieristico fisso per consentire il monitoraggio sul posto e ridurre la necessità di ricoveri. Grilli ha chiesto a tutte le strutture di organizzarsi su tre “cerchi”, contenenti uno gli ospiti positivi, uno quelli in attesa di responso e uno i negativi.
Il nervo delle case di riposo è scoperto e ieri sono state 3 le persone decedute nella residenza friulana Rovere Bianchi di Mortegliano, dove in questi giorni si sono verificate tutte e 5 le morti della provincia di Udine.
Il calo dei nuovi contagi fa sperare intanto in un abbassamento del trend: il +46 di ieri è infatti stazionario rispetto al +44 di sabato e segue il +52 di venerdì e il +79 di giovedì. Resta però l’incognita sui molti tamponi in arretrato. I test effettuati sono saliti a 3.558: 200 in più del giorno precedente, quando risultavano però ancora da esaminare 600 campioni. Il laboratorio dell’Asugi dovrebbe disporre in settimana di nuova strumentazione per accelerare il ritmo.
I prossimi giorni chiariranno dunque l’andamento dei casi positivi, ma i ricoveri aumentano e dicono che il virus sta costringendo all’ospedalizzazione un paziente su quattro. La Regione rende noto che i ricoverati sono saliti a 98 e il dato è aggravato dal fatto che sono numerosi i pazienti positivi rimasti in cura direttamente nelle case di riposo. Crescono anche i ricoveri in terapia intensiva, giunti ieri a 13 con un aumento di 3 unità, dovute a trasferimenti dalla Lombardia, che diventano così 5 in totale.
I sindacati rinnovano nel frattempo la richiesta di dispositivi di protezione per gli operatori di ospedali e case di riposo. Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al commissario di governo Valerio Valenti, domandando un tavolo a garanzia della salute pubblica e dei lavoratori della sanità e di ogni altro settore pubblico e privato.
Fra le richieste dei sindacati, la necessità di rispondere alla «diffusa carenza dei necessari dpi», ovvero mascherine, occhiali protettivi e divise da lavoro. Identica rivendicazione è stata fatta pervenire alla direzione dalle rappresentanze dei lavoratori dell’Azienda sanitaria udinese, che denunciano «provvedimenti sbagliati e inefficienze organizzative molto pericolose».
Il vicepresidente Riccardi ha più volte fatto pressioni sulla gestione commissariale nazionale e da Roma arrivano buone notizie sul possibile sblocco della situazione. A livello centrale la Consip ha appena concordato forniture per 30 milioni di mascherine, 7 milioni di guanti e 390 mila tamponi, oltre a 3.800 ventilatori polmonari che sono attesi ad esempio per le aree Covid-19 in allestimento all’ospedale Maggiore nei reparti di Pneumologia, Infettivologia e Geriatria, oltre che alla rsa San Giusto, riaperta e già in grado di ospitare una ventina di persone positive in buone condizioni. Gli ordini si sommano alle certificazioni facilitate che saranno introdotte per la produzione di mascherine in Italia. Bisognerà ora capire i tempi delle forniture e quale sarà la quota parte per il Friuli Venezia Giulia, i cui numeri sono fortunatamente ancora lontani da quelli ormai critici di Lombardia e Veneto. —
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