Corpo rinvenuto a Grado: il figlio di Giordano Sanson ha riconosciuto il padre pescatore scomparso. Spetta al giudice capire se sarà necessario l'esame del Dna

GRADO. Sarà il magistrato di turno a decidere questa mattina se sarà necessario effettuare il test del Dna sul corpo ritrovato spiaggiato alle 11.50 nel giorno di Pasqua a Grado.
Si tratta quasi certamente di Giordano Sanson, 77 anni, scomparso il 24 novembre dello scorso anno durante una battuta di pesca a bordo della sua “batela”. Bisognerà capire se il riconoscimento da parte del figlio degli abiti, con l’aggiunta dell’accertamento della presenza di una protesi, siano sufficienti a dimostrare che il corpo ritrovato è proprio quello del pescatore.
Tutto porta a Sanson, anche se manca ad esempio la verifica dell’esistenza al posto dell’orologio che il pescatore aveva ricevuto in regalo poco tempo prima della sua scomparsa in mare.
Sull’isola in molti sono rimasti interdetti dal fatto che il corpo sia stato ritrovato fra i dossi di Marina dei Manzi, quindi a terra, spiaggiato come si suol dire, in una zona non facile da raggiungere e di conseguenza scarsamente frequentata.
Subito dopo la scomparsa di quattro mesi e mezzo fa, infatti, erano partite le ricerche effettuate sia in mare sia in laguna ma anche a terra. Ricerche vane anche quelle effettuate dagli elicotteri e anche dai sub. Ma anche negli ultimi tempi queste zone della laguna gradese sono state sorvolate da diversi elicotteri per altri motivi, eppure i piloti non si sono accorti di quel povero corpo.
Ricerche inutili, dunque, di solito il ritrovamento è immediato, oppure è necessario attendere più giorni per il suo riaffioramento, cosa che quasi certamente è avvenuta da qualche parte o in mare o in laguna. Il gioco delle correnti ha poi fatto il resto. Quasi certamente, però, sono state le mareggiate e l’acqua alta del mese di dicembre ad aver portato il cadavere sino in quel punto: “scavalcando” cioè il Banco d’Orio, oppure percorrendo il canale interno. Nessuno lo saprà mai.
Il corpo è stato trovato del tutto casualmente da un nipote dello scomparso, Antonio Sanson, conosciuto come navigatore oceanico e circumnavigatore, che si era recato la mattina di Pasqua a portare da mangiare ai gatti che ci sono sulla mota di suo papà. Effettuato questo compito aveva deciso di recarsi a Marina dei Manzi alla ricerca della legna da utilizzare per la stufa. Qui la scoperta.
«Quando ho visto il corpo e sapendo cosa indossava al momento della scomparsa – dice Antonio Sanson – ho immediatamente pensato che si trattassi di mio zio Giordano. Ho dato immediatamente l’allarme tant’è che più tardi sono arrivati i Vigili del fuoco per il recupero del corpo». Corpo che è stato portato sino al Molo Torpediniere dove ad attendere c’erano anche i Carabinieri e il servizio delle pompe funebri. La salma è stata trasportata a Gorizia a disposizione del magistrato.
Che si tratti di Giordano Sanson è praticamente certo a seguito della testimonianza del figlio Daniele, che ha riconosciuto sia gli stivali che il papà aveva addosso, così come i pantaloni e la felpa in pile con cappuccio che aveva indossato per recarsi a fare quella che per l’uomo il destino ha voluto fosse l’ultima sua battuta di pesca. Quel giorno si era recato a pescare come sempre in una zona antistante la diga all’altezza del municipio. Qui è accaduta la disgrazia con l’uomo che, per cause ignote, è caduto in mare finendo su fondo poiché a riempirsi subito d’acqua sono stati prima di tutto gli stivali.
Il figlio Daniele ha anche riconosciuto la stazza del corpo e ha informato di un particolare che quasi certamente annullerà la necessità di effettuare il test del Dna: il papà Giordano portava una protesti a un ginocchio. Se questo particolare dovesse essere confermato, magari assieme anche all’orologio al posto ricevuto in dono pochi giorni prima, allora ci sarebbe la conferma che il corpo ritrovato è quello del pescatore gradese Sanson. «Se Dio vuole – dice il figlio dello scomparso, Daniele Sanson – finalmente mia madre e io potremo metterci l’anima in pace e dare sepoltura al nostro congiunto».
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