Il corteo del Primo Maggio a Trieste: in 3 mila per chiedere più sicurezza
La manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil. La Cgil: «Abbiamo un problema oggettivo di crisi industriali a Trieste»

È partito questa mattina da Campo San Giacomo il corteo per la Festa del Primo Maggio. Circa tremila le persone presenti. Un numero incrementato mano a mano che il serpentone si è disteso nel centro città, in particolare in piazza Garibaldi dove confluiscono i pensionati.
Fra gli episodi da segnalare, nei pressi di via Caprin, sotto San Giacomo, ignoti hanno lanciato dalle finestre pomodori e acqua sui manifestanti che stavano passando.
Il corteo è organizzato da Cgil, Cisl e Uil. Si sono viste varie bandiere dei sindacati confederali, insieme a quelle della Fiom. E, ancora, della Brigata Garibaldi; e dell'Of, il Fronte di liberazione, la coalizione di partiti che il 27 aprile 1941, diede vita alla resistenza slovena. Presente lo stendardo dell'Associazione Nazionale ex deportati politici Sezione Trieste.

Non sono mancate le bandiere della pace, quelle palestinesi e una bandiera anarchica. “Liberi di lottare per un lavoro dignitoso”, si leggeva su uno dei numerosi striscioni. Presenti vari esponenti del Pd e di Adesso Trieste. Sono rappresentate anche alcune imprese.
«Le criticità sono quelle note: parliamo di Tirso, di Flex e di U-blox, ma parliamo in realtà anche di interi settori che nell'arco degli anni abbiamo perso, come l’agro-alimentare», ha affermato l’esponente Cgil Massimo Marega. «Nell'arco di 20-25 anni noi abbiamo perso un'intera filiera della nostra industria – ha continuato Marega –. Abbiamo un problema oggettivo di crisi industriali a Trieste e anche un problema di progettazione per rendere attrattivo il territorio».
«Voglio vivere la convocazione da parte del Governo come un buon segnale – ha affermato Maria Grazia Gabrielli della segreteria nazionale Cgil –. Auspichiamo che sia un confronto vero, di merito. Il miliardo e 200 milioni che sono stati indicati dal Governo sono in realtà composti da risorse già disponibili: non vorremmo che ci rivendessero due volte la stessa cosa. Noi faremo la nostra parte: siamo pronti a un confronto vero, se il Governo lo vuole».
Tra le altre formazioni e associazioni presenti al corteo c’erano Rete degli studenti medi, Unione degli universitari, il Collettivo Marco Cavallo, il Coordinamento per la difesa della sanità pubblica a Trieste, il Comitato per i consultori familiari Trieste. E, tra i partiti, oltre a Pd e Adesso Trieste, anche M5S, Alleanza Verdi Sinistra, Rifondazione Comunista, il Partito Comunista rivoluzionario.
Presenti anche vari studenti e professori serbi, residenti a Trieste, a sostegno delle proteste in Serbia. Alla manifestazione erano presenti, verso la coda, alcune persone dei gruppi di antagonisti che il 25 Aprile avevano animato il corteo che poi si era scontrato con la polizia e i carabinieri in via dell'Istria.

Presenti anche Polizia e Carabinieri in tenuta anti sommossa con i mezzi blindati. In testa al corteo figurava la Banda Berimbau che ha animato la manifestazione. Traffico paralizzato.
Il corteo si è concluso in piazza Unità, come da programma, dove si sono tenuti gli interventi degli esponenti del mondo sindacale.

«Di lavoro non si può morire – ha affermato Matteo Zorn, segretario generale confederale UIL Fvg – bisogna intervenire con misure concrete. Nonostante gli aumenti dei controlli, il numero delle imprese irregolari è alto così come il lavoro nero. Nel 2024 si sono verificati tre infortuni mortali a Trieste, inaccettabile. Serve una strategia nazionale. La sicurezza sul lavoro non è negoziabile, ogni vita persa è una sconfitta per tutti».
Fra gli altri interventi in programma, quelli in sloveno di Adriano Ostrouska, delegato Fp-Cisl e di Maria Grazia Gabrielli, componente della segreteria nazionale confederale Cgil.
Quest’ultima è così intervenuta nel discorso in piazza Unità: «Celebriamo il Primo Maggio per rinnovare l'impegno per un lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro. 1.090 lavoratori nel 2024, 138 in questi primi mesi del 2025...le morti sono aumentate. Non bastano la commozione e qualche controllo in più... è una strage. Dobbiamo aumentare la sicurezza, va richiamata la responsabilità delle istituzioni e delle imprese. Vanno incrementate le risorse per la formazione e prevenzioni, a cominciare dalle scuole. Tolleranza zero per chi fa compravendita del certificato sulla formazione per la sicurezza».
«Non dobbiamo lasciare soli i famigliari delle vittime, i processi vanno svolti rapidamente per avere rapidità e giustizia – ha poi proseguito –. Serve una cultura della salute e della sicurezza. La sicurezza non è un costo, ma un investimento sul valore della vita. Più si lavora nella precarietà, più aumentano i rischi. Il lavoro deve essere al centro delle politiche del Paese». La sindacalista, infine, ha fatto riferimento ai contatti a chiamata, alla precarietà, alla questione salariale, alla necessità della centralità delle donne. E ha ribadito il suo no al capolarato.
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